L’altro giorno, parlando con una mia amica, è emerso come la moda sia un concentrato speciale di sogno e fantasia. Al di là del semplice utilizzo vestiario, qual è infatti la sua funzione ultima se non proiettarci in una dimensione onirica, che prende forma dalla nostra immaginazione e al contempo ne alimenta un suo ulteriore sviluppo? Con la moda possiamo sognare di essere chi non siamo, vestendone gli abiti e assumendone temporaneamente le fattezze. E ancora di indossare vesti meravigliose e in un attimo sentirci calate nel ruolo di principesse di un regno incantato, piuttosto che rampanti conquistatrici del mondo o, ancora, ammalianti ed incantevoli seduttrici. Ogni volta una donna diversa. Quante volte poi a ognuna di noi è successo di indossare un abito da sera immaginandoci ad un’importante première o un evento esclusivo? E da lì il sogno ha preso avvio, dipingendo la tela di un quadro fantasioso, dove ogni pennellata rappresenta il tratto di un magico momento che ci piacerebbe un giorno vivere. La classica situazione di cui almeno una volta nella vita vorremmo avere una partecipazione se non principale per lo meno straordinaria. La moda mette le ali al sogno, concedendo un viaggio nell’immaginifico senza pari: tutto inizia con l’evasione dal terreno, da una dimensione quotidiana e alle volte inevitabilmente ripetitiva, per accedere a un mondo ideale…il nostro mondo…quello che per ciascuna di noi rappresenta la quintessenza delle ambizioni. Se poi un giorno riusciremo a vivere anche nella realtà quanto prefigurato tanto meglio. Altrimenti lo avremo almeno lambito col pensiero e ce lo porteremo gelosamente con noi come un viaggio nell’inesplorato…compagne di viaggio l’immaginazione di moda e la moda immaginaria.
Ma se la moda ci offre l’opportunità di poter viaggiare così liberamente, stimolando la fantasia e la curiosità, facendoci attraversare in lungo e in largo luoghi, tempi, popoli e culture diversi, essa allora è anche sapere. Un sapere nel senso più puro del termine che diviene fonte irrinunciabile di conoscenza. Grazie al carico emozionale ed evocativo che porta con sé, che ci fa spaziare nella storia…volare…riesci a ripercorrere le epoche e a comprenderne le evoluzioni, rivivendone il fascino attualizzato in chiave contemporanea. In successione ciclica senza fine di tempi e costumi. Per esempio, indossi una giubba in perfetto stile militare e in men che non si dica voli nell’epoca napoleonica con tanto di gradi e investiture cavalleresche. La stessa esperienza vissuta in una calda serata d’estate, complice un leggero e volteggiante peplo in chiffon di seta: ecco che nella mente si spalanca lo scenario di un’affascinante Roma antica, con tanto di imperatori e vestali.
Moda intesa come sogno, fantasia e cultura. Caratteristiche che la proiettano di diritto oltre la frivolezza, l’inutilità e la superficialità a cui la relegano le voci più denigratorie, che la interpretano come un esasperato culto dell’effimero apparente. Nulla a che vedere quindi con un’attività fine a se stessa: bensì un intricato insieme di rimandi, proiezioni, affermazioni. Dal contesto in cui si sviluppa e di cui ne attesta concretamente le istanze, prende ispirazione, assumendone l’identità. Diviene una sorta di storia romanzata e illustrata del tempo e della società. Un’iconografia però profonda, che lega il suo aspetto apparente a discipline nobili ed antiche come la filosofia. La moda diviene l’applicazione scientifica di un’intuizione come l’estetica: esemplifica con le forme verità teoretiche che regnano in quanto tali.
Cominciano allora a concepire il nostro guardaroba non solo come la successione più o meno ordinata di cappotti, camicie e pantaloni: bensì come un prezioso archivio storico e una magica macchina del tempo.
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