Oggi, lunedì 5 dicembre, esce il disco postumo di Amy Winehouse “Lioness: Hidden Trasures”. Un disco non nuovo nelle tracce – trattandosi di cover o vecchie registrazioni – ma dalle sonorità emozionanti e suggestive, che spaziano dagli standard jazz all’hip hop, mostrando la completezza artistica della cantante.
Un disco frutto del lavoro emotivamente impegnativo dei produttori Salaam Remi e Mark Ronson, stretti collaboratori della Winehouse, che hanno assemblato la tracklist ripercorrendo il patrimonio artistico della cantante. Scavando nel profondo e scovando una bellezza più unica che rara, fonte di ispirazione per le generazioni future.
“Our Day Will Come”, il singolo che si sente da settimane in radio, suggella un invito alla vita. Quasi in direzione opposta a “Back to black” – giusto per citare uno dei brani cult della cantante – da lei tanto celebrato. Un inno alla gioia e al futuro, magari di condivisione. Nel giorno che sarà nostro.
La voce di Amy Winehouse è smagliante e profonda al tempo stesso. Calda e morbida. Sembra evocare un’atmosfera famigliare, quasi di festa, fatta di suoni vivi e fascinose emozioni. E non importa dove ci si trova…quel che conta è che in due si cammina nella vita, in un gioco di coppia colorato da una complicità d’intesa. Nulla è simulato. Tutto è reale. Per andare insieme incontro al giorno che verrà: felici e fieri, accompagnati da un romanticismo di un tempo che fu e che sarà. E proprio questo romanticismo viene suggellato dalla sua voce indimenticabile e inconfondibile, capace di attestare i più contrastanti stati d’animo, delineandone ogni più profonda e celata sfumatura.
Un sound che nasconde rimandi d’antan, per creare una continuità con la storia della musica. Per ambientare oggi melodie e toni di ieri, adattandoli e reinterpretandoli con tutta la sua personalità, con il gusto sofisticato e il garbo elegante che solo lei sapeva trasmettere.
Una scia comune a tutte le tracce, cover di successi internazionali. In “A Song For You” di Leon Russell, resa famosa da Donny Hathaway, la Winehouse canta e suona la chitarra. “Will You Still Love Me Tomorrow”, incisa nel 2004, è il brano di Carole King portato in classifica negli anni ’60 dalle Shirelles e finita già, nella versione targata Winehouse, nel film “Che pasticcio, Bridget Jones!”. “The Girl From Ipanema” è la prima canzone in assoluto che l’artista registrò all’età di diciott’anni: una bossa nova di Jobim De Moraes da lei completamente rivisitata. Vi sono poi la celebre “Valerie” degli Zutons - qui più lenta – e “Best Friends”, portata nei numerosi live prima dell’esordio, nonché l’imperdibile duetto con Tony Bennett “Body & Soul” e - sua ultima registrazione - la prima versione della ballata “Tears Dry” e di “Wake Up Alone”, entrambe appartenenti al secondo disco. Tre gli inediti che completano l’album: “Halftime”, “Between The Cheats” e “Like Smoke” featuring Nas.
L’emozione nell’ascoltarla è molta. Ma si tratta di un’emozione che prende vita in una libera interpretazione che riconduce alla condivisione del domani, del non noto, dell’inesplorato. Per trovare un fascino contemporaneo in un futuro spesso custodito dal passato.
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