Il
dialogo con l’arte europea del Novecento. La creatività e l’imprenditorialità
di una grande Maison italiana. La straordinaria cultura e la genialità dei due
fondatori. Ruota attorno a questi temi la mostra “Missoni,
l’Arte, il Colore” che il MA*GA
di Gallarate (Va) dedica fino all’8 novembre 2015 a Ottavio e Rosita Missoni, proprio
nella città che scelsero nel 1953 come sede della loro casa e del loro primo
laboratorio di maglieria.
Una
famiglia prima ancora che un’impresa, che con una forza ineguagliabile ha dato
vita a un marchio che ha fatto – e fa tuttora – grande il nome del nostro Paese
nel mondo. Un marchio emblema del made in Italy, del bello e ben fatto, ma
soprattutto dei valori di un territorio e della capacità di generare linguaggi,
dialoghi e confronti con i maggior maestri dell’arte moderna e contemporanea.
Il
percorso espositivo, caratterizzato da allestimenti
che diventano essi stessi opere ambientali, è articolato secondo diversi
registri narrativi che delineano le principali caratteristiche della genialità dei Missoni, fatta di colore,
materia e forma. Al contempo, emerge quanto la loro creatività sia legata a doppio filo con l’arte,
rappresentando un caso pressoché unico nel panorama della moda internazionale.
Ad
accogliere il visitatore, la suggestiva
video-installazione di Ali Kazma “Casa di moda”, nata nel 2009 per mettere
in luce l’esclusivo connubio tra l’aspetto artigianale, che affonda nella
tradizione, e il design contemporaneo, l’approccio rispettoso del materiale e
del lavoro della Maison Missoni e la volontà dell’artista di osservare da
dietro le quinte il mondo glamour della moda e, più ampiamente, dell’attività
umana.
Si
prosegue con la sezione Radici dove sono chiarite le origini della ricerca dei
Missoni, le prime risorse e fonti d’ispirazione nel campo delle arti visive
e della moda. Il quadro di riferimento è quello della nascite delle avanguardie
storiche in Europa, dall’astrattismo lirico di Sonia Delaunay, imprescindibile insieme a Kandinsky, al Futurismo di Balla
e Severini a Klee. Importante per la narrazione è
anche l’affermazione, negli anni ’30, di gruppi, riviste e ricerche volte alla
definizione di una pittura e di una scultura geometrica, di carattere
costruttivista e concretista. In questo contesto si afferma un linguaggio
espressivo basato sulla ritmica composizione di forme e colori utilizzati in
modo puro, tradotta e rielaborata dai Missoni nei motivi centrali del proprio processo
creativo. Questa sezione insieme ai primi astrattisti italiani Munari, Veronesi,
Soldati, Rho, Fontana o Vedova, traccia i confini di specifici territori di
ricerca sul colore, sulla forma, sulla linea, sul ritmo, che hanno
caratterizzato la non figurazione europea nella prima metà del XX secolo e che
hanno costituito i presupposti culturali e progettuali del mondo creativo dei
Missoni.
La mostra prosegue con Il colore, la
materia, la forma, una serie di installazioni immersive, progettate da Luca
Missoni e Angelo Jelmini, caratterizzate da una profonda fusione tra la
ricerca di materia e colore, proprie del fashion design, e la dimensione
ambientale, mutuata dalle arti visive. Realizzare
abiti per i Missoni significa, infatti, dare spazio al colore, alla materia e
alla forma, immaginate e plasmate secondo una rigorosa e personale ricerca
estetica. “I filati sono il medium per il
colore che, lavorato a maglia, prende profondità e rilievo” afferma Luca
Missoni. E lo confermano queste grandi e scenografiche installazioni che
avvicinano il visitatore all’elasticità della materia e alla ricerca delle
tonalità di colore, mostrando l’eleganza e la morbidezza del filato e del
tessuto a maglia, principale cifra stilistica della Maison, documentata dagli
oltre cento abiti storici esposti.
Il percorso espositivo prosegue ponendo in
rilievo gli innumerevoli dialoghi tra l’intensa attività creativa di Ottavio e
Rosita Missoni e la cultura visiva italiana, soprattutto tra gli anni ’50 e
’80. Un’ampia selezione di opere documenta questa relazione. Si trovano così le
tele di Ottavio Missoni a confronto con i grandi maestri dell’astrattismo
italiano del secondo dopoguerra, dagli autori di Forma 1, come Dorazio e Accardi, al MAC di Munari e Dorfles, fino
alle sperimentazioni optical e cinetiche di Dadamaino e Colombo che
mettono in evidenza come, tra gli anni ’70 e ’80, l’utilizzo di segno e colore si faccia più
rarefatto e concettuale, conferendo una chiave di lettura del tutto inedita ed
autonoma ai molteplici studi e bozzetti realizzati dallo stesso Ottavio
Missoni.
Alle
opere più significative di Ottavio Missoni, quindi, è dedicata l’ultima sala
della mostra, che presenta un’inedita installazione. Si tratta di una serie di
grandi Arazzi realizzati in patchwork di tessuto a maglia, allestiti in uno
spazio immaginato ancora come scenografico e suggestivo sempre a cura di Luca
Missoni e Angelo Jelmini. Questo denota l’importanza che hanno avuto gli arazzi
per Ottavio Missoni il quale, a partire dagli anni ’70, li elegge come
esclusiva tecnica di espressione artistica, capace di concentrare in modo peculiare
gli interessi trasversali, sia nella moda che nell’arte, per materia e colore.
La
mostra “Missoni, l’Arte, il Colore”, curata da Luciano Caramel, Luca
Missoni e Emma Zanella, è un progetto realizzato da Città di Gallarate, Museo
MA*GA e Archivio Missoni, con lo speciale contributo di Regione Lombardia –
Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie e Provincia di Varese; in
collaborazione con Missoni e con la partecipazione di Gallerie d’Italia –
Piazza Scala (Mi) e Auser per MA*GA.
A
corollario, un catalogo edito da Rizzoli, curato da Luciano Caramel, Luca
Missoni ed Emma Zanella.
Missoni,
l’Arte, il Colore
Fino all’8 novembre 2015
MA*GA, via de Magri 1, Gallarate (Va)
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