Si
riportano alcuni appunti di Gianfranco Ferré in merito alla camicia bianca.
Riflessioni, considerazioni, digressioni dalla viva voce dello stilista circa
il capo icona del suo stile e della sua creatività. A dimostrazione che la
camicia bianca non rappresentava per lui un semplice capo d’abbigliamento,
bensì la summa esemplificativa di arte e cultura, dove filosofia, progettualità
visionaria e architettura all’unisono celebravano la femminilità nella sua autenticità
ed eleganza.
“E’ fin troppo facile raccontare la mia camicia bianca. E’ fin troppo
facile dichiarare un amore che si snoda come un filo rosso lungo tutto il mio
percorso creativo. Un segno - forse “il” segno - del mio stile, che rivela una
costante ricerca di novità ed un non meno costante amore per la tradizione.
Tradizione e novità sono infatti gli elementi da cui prende il via la
storia della camicia bianca Ferré. La tradizione, il dato di partenza, è quella
della camicia maschile, presenza codificata e immancabile nel guardaroba, che
ha fornito uno stimolo incredibile al mio desiderio di inventare, alla mia
propensione a rileggere i canoni dell’eleganza e dello stile, giocando tra
progetto e fantasia. Letta con glamour e poesia, con libertà e slancio, la
compassata e quasi immutabile camicia bianca si è rivelata dotata di mille
identità, capace di infinite modulazioni. Sino a divenire, credo, un must della
femminilità di oggi...
Nel lessico contemporaneo dell’eleganza, mi piace pensare che la mia
camicia bianca sia un termine di uso universale. Che però ognuno pronuncia come
vuole...
Questo processo di elaborazione mostra sempre un intervento ragionato
sulle forme. Mai uguale a se stessa, eppure inconfondibile nella sua identità,
la blusa candida sa essere leggera e fluttuante, impeccabile e severa quando
conserva il taglio maschile, sontuosa ed avvolgente come una nuvola, aderente e
strizzata come un body. Può essere enfatizzata in alcune sue parti, il collo ed
i polsi innanzitutto, oppure ridotta ed intenzionalmente privata di alcune sue
parti: la schiena, le spalle, le maniche. Si gonfia e lievita con il movimento,
quasi in assenza di gravità. Svetta come una corolla incorniciando il viso.
Scolpisce il corpo per trasformarsi in una seconda pelle. E’ la versatile
interprete delle più svariate valenze materiche: dell’organza impalpabile, del
taffettà croccante, del raso lucente, della duchesse, del popeline, della
georgette, dello chiffon...”
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