La
genialità e l’estro creativo di stilisti, art director e fotografi, rivive in una
serie di testimonianze e immagini raccolte in libri e mostre.
In
testa lei, Diana
Vreeland, leggendario direttore dell’edizione statunitense di Vogue,
alla quale è dedicato “Diana Vreeland memos: the Vogue years”
(Rizzoli NY), incentrato sulla sua vita professionale
e sulle fasi che l’hanno resa una delle donne più influenti nella storia della
moda. Un fine ambizioso, affrontato anche da altre pubblicazioni ma portato
avanti in questa con lo speciale
contributo delle dichiarazioni rilasciate dalla stessa Vreeland nelle lettere
redatte per elargire consigli e confrontarsi con fashion designer e fotografi
nonché dei memo che lasciava ai propri collaboratori. Una sorta di manuale
d’uso che riletto ora assume ancora più significato.
Sulla
scia di una simile mentalità visionaria si colloca anche la figura di Alexander Liberman,
storico art director di Vogue America
nonché fautore del rilancio di Vanity Fair e patron del concept di Self and
Allure. Una figura poliedrica, che
lambì diversi campi delle arti figurative, spostando il suo interesse
dall’editoria ad attività come la pittura, la scultura e la fotografia. A
questo suo eclettismo culturale è dedicato il volume “It’s modern” (Rizzoli NY)
che mostra immagini tratte dal suo
archivio personale e documenti che testimoniano il rapporto con gli artisti più
importanti del tempo del calibro di Pablo Picasso, Henri Matisse, Paul Cézanne
e Alexander Calder, senza dimenticare talenti dell’obiettivo come Henri
Cartier-Bresson, Helmut Newton, Irving Penn e Annie Leibovitz.
Parlando
di fotografia, l’attenzione cade su Lee Miller, fotogiornalista
e reporter durante la Seconda guerra mondiale per Vogue America e
corrispondente dal 1942 per Condé Nast Publications, ma, al tempo stesso, modella
e icona di bellezza da cui, oggi, il mondo del fashion trae ancora
ispirazione, e fotografa di moda.
Un’attività, quest’ultima, utile per comprendere appieno il suo profilo
creativo. E proprio questo è quello che emerge dalle pagine di “Lee
Miller in fashion” (Thames & Hudson), che si focalizza su questa particolare sezione della sua attività negli
anni ’40 e ’50, racchiudendo immagini finora inedite.
Dalla
fotografia di ieri a quella di oggi il passo è breve, soprattutto se compiuto
analizzando il lavoro di due mostri sacri del calibro di Michel Comte e Craig McDean. Alla ultratrentennale
carriera del primo rende omaggio la Kunst Haus Wien (fino al 16/02/2014) con l’esposizione di ritratti, foto di moda e
campagne pubblicitarie nonché di molti inediti estratti dall’archivio di Comte.
“Amber,
Guinevere, and Kate photographed by Craig McDean” (Rizzoli NY) è invece
il volume dedicato a Craig McDean, composto da oltre 150 scatti realizzati tra il 1993 e il 2005. Immagini a colori e
in bianco/nero che ritraggono Amber Valletta, Guinevere van Seenus e Kate Moss.
All’obiettivo
di Nick Waplington, invece, è lasciato il compito di raccontare insieme a una
serie di bozzetti l’estro di Alexander McQueen. Nel volume “Alexander
McQueen working process” (Damiani) si ripercorre il processo creativo
che ha portato alla collezione autunno/inverno 2009/10, una delle ultime
realizzate dallo stilista prima della sua scomparsa.
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