“Innanzitutto
definiamo cosa non è una fotografia. Una fotografia non è un dipinto, una
poesia, una sinfonia, una danza. Non è solo una bella immagine, non un
virtuosismo tecnico e nemmeno una semplice stampa di qualità. È o dovrebbe essere un documento significativo,
una pungente dichiarazione, che può essere descritto con un termine molto
semplice: selettività". Così affermava Berenice Abbott nel 1951
nell’Universal Photo Almanac. E questa stessa selettività è la qualità che l’ha
accompagnata in tutta la sua carriera, portandola ad essere una delle figure
più importanti dell’arte fotografica americana del XX secolo. Con i suoi scatti ha percorso la via
documentaria e del realismo fotografico, influenzando i campi della
ritrattistica, del panorana urbano e della fotografia scientifica. In
opposizione al pittorialismo di Alfred Stieglitz, le sue immagini sono precise rappresentazioni del mondo reale -
visibile e invisibile – realizzate con esattezza e precisione. A lei e alla
ricchezza del suo lavoro, la Galleria Carla Sozzani dedica la mostra “Berenice
Abbott”, visitabile fino al 6 gennaio 2014.
Nata in Ohio nel
1898, abbandona la facoltà di giornalismo presso l’Università dell’Ohio e si
trasferisce a New York City per studiare scultura. Nei primi anni ’20 si trasferisce nuovamente, questa volta a
Parigi, dove si unisce al circolo degli intellettuali d’avanguardia. Diventa
assistente di Man Ray, che le
insegna le tecniche della camera oscura e la introduce al lavoro del fotografo
francese Eugène Atget. Nel 1926 apre il suo studio di fotografia e raggiunge rapidamente il successo con una
serie di ritratti di scrittori, drammaturghi e artisti: James Joyce, Eugène
Atget, Marcel Duchamp, Man Ray, Jean Cocteau, Sylvia Beach, André Gide,
Tsuguharu Foujita, Max Ernst, e Marie Laurencin, sono alcuni dei personaggi che
hanno posato davanti al suo obiettivo. Di ritorno a New
York nel 1929, Berenice Abbott progetta e realizza il suo lavoro più conosciuto
e influente Changing New York. Concepito
come una documentazione su New York e come interpretazione artistica, Berenice Abbott
coglie i cambiamenti di una metropoli in evoluzione
dopo la Grande Depressione.
Il contrasto fra il passato, il presente e l’adattamento alla modernità è
accentuato dall’alternarsi di uno stile
documentario, diretto e frontale ad una nuova visione estetica caratterizzata
da una particolare attenzione ai dettagli e dalle prospettive audaci. Come
lei stessa ha dichiarato riferendosi a questo lavoro, "Nel caso particolare di New York - i
contrasti, i cambiamenti veloci mi hanno ispirato. Lo sguardo di una città in
movimento necessita di una dettagliata trama e prospettiva”. Nel 1939 Berenice Abbott inizia il suo più
ambizioso progetto: fotografare i fenomeni scientifici. In qualità di
photo-editor della rivista Science
Illustrated conduce una serie di
ricerche e sviluppa nuovi apparecchi fotografici e metodi
di illuminazione. Alla fine degli anni ’50, realizza
per il Massachusetts Institute of Technology una serie di illustrazioni
sui principi della meccanica e della luce. Rifacendosi ai suoi esperimenti
parigini degli anni ’20, in particolare alla tecnica del rayogramma di Man Ray,
produce delle immagini che ancora oggi sono un raro esempio di come un
meticoloso lavoro documentario al servizio della ricerca e della scienza possa
raggiungere, attraverso inedite forme astratte, altissimi livelli artistici.
Si evince, quindi, come in lei abbiano
convissuto ambiti di applicazione eterogenei attraverso i quali ha potuto
esprimere il suo talento nonché sostenere forse la sua più radicata certezza,
ossia che “La fotografia non potrà mai crescere fino a quando
imiterà le altre arti visive. Deve camminare da sola; deve essere se stessa”.
Berenice Abbott
Fino al 6 gennaio 2014
Orari: martedì, venerdì,
sabato e domenica: 10.30–19.30; mercoledì
e giovedì: 10.30-21.00; lunedì, ore 15.30–19.30
Galleria Carla Sozzani,
Corso Como 10, Milano
tel. 02.653531 – fax 02.29004080; press@galleriacarlasozzani.org - www.galleriacarlasozzani.org
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