Laureata
in Scienze della Moda e del Costume all’Università La Sapienza di Roma, ha
frequentato numerosi corsi di perfezionamento – tra cui Fashion Styling alla
Central Saint Martins di Londra – e ha svolto diverse esperienze lavorative che
le hanno consentito di affinare la sua creatività (associate new business per
un’agenzia americana di promozione di nuovi brand, collaboratrice di Elio
Ferraro Gallery/Store, stylist per alcuni servizi di moda in Usa).
Una passione – la sua – per la moda che nel
2008 è diventata il marchio Caterina Gatta, di cui cura personalmente tutti gli
aspetti creativi, organizzativi e gestionali. La prima collezione, presentata a un ristretto gruppo di giornalisti
durante Altaroma nel luglio 2008, aveva ricevuto riscontri talmente
incoraggianti da spronarla a proseguire, portandola, nel maggio 2009, a una
presentazione ufficiale presso la Soho House di New York.
La cifra distintiva del suo stile, la
realizzazione di abiti con stoffe vintage di stilisti famosi del calibro di
Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Fausto Sarli, Pierre Cardin, Lancetti,
Irene Galitzine, Givenchy, Valentino, André Laug, Ungaro, Jean Louis Scherrer, Gianfranco
Ferré, Leonard, Christian Dior, Mila Schön, Ken
Scott, Clara Centinaro e molti altri ancora. Un’idea che nasce dalla passione per una moda che attinge al passato
per proiettarsi nel futuro: lungi da
un gusto passatista, Caterina Gatta fa rivivere nel contemporaneo visioni e ispirazioni
di un periodo d’oro del costume. Attraverso le sue creazioni è un po’ come fare un volo pindarico nel
favoloso mondo della moda, riscoprendo con i colori, le fantasie e le
stampe, una vena creativa squisitamente italiana e un’heritage senza eguali che
oggi come allora è in grado di suscitare fascino e incanto.
La ricerca dei tessuti, vera e propria
fonte di ispirazione, è una parte fondamentale, se non la principale, del suo
lavoro: da qui inizia tutta la fase
creativa, realizzata tutta rigorosamente a mano, che Caterina Gatta segue con
cura minuziosa per i dettagli come per la visione d’insieme. Nascono così
abiti meravigliosi, che non
rappresentano un singolo tema ma tante storie, che proiettano idealmente nella storia del costume, accostando a un sì
delizioso senso antico, tagli, fogge e volumi contemporanei. Questo mix
calibrato di passato e futuro, tradizione e innovazione, heritage e
sperimentazione trapela senza filtri in ogni sua creazione, che diviene inconfondibile
quintessenza di estremi che si attraggono. Et
voilà che riscontriamo una parte romantica in un abito corto e steccato,
drappeggiato a mano e rivestito con un vecchio lamé oro semitrasparente,
realizzato con una georgette stampa cachemire anni ’90 di Valentino Couture e
in un completo gonna con maxi rouche e blusa abbinata, scollatissima sul retro,
in un tessuto Yves Saint Laurent fondo nero con motivo gioiello color oro. Un’ispirazione d’antan che trova una degna
contropartita nelle linee pulite alle quali viene demandato il compito di
rappresentare il contemporaneo: linee che esaltano il tessuto, come nei mxi
shirt-dress, nella maglia di seta realizzata con dei pannelli foulard di
Gianfranco Ferré e nei micro pants.
Via
libera all’ironia, invece, con le gonne cortissime e a tutto volume, sostenute
dalla tundra di seta, dal gusto punk dei tessuti primi anni ’90 di Gianni
Versace. Dalla moda dal sapore vintage all’haute couture il passo è breve,
complice l’evocazione suggellata da un lungo e scenografico abito da sera
realizzato in un raro georgette di Christian Dior e chiuso da un maxi fiocco,
pronto per un red carpet hollywoodiano.
Capi
da favola, unici nella loro magnificenza e nella capacità di coniugare due
dimensioni spazio-temporali agli antipodi. Per una moda che, come ama dire la
stilista stessa, “resiste alle mode ma ne è figlia”.
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