mercoledì 11 settembre 2013

PEOPLE_Caterina Gatta: tante storie in un tessuto…














Passione per il retrò, amore per la moda e devozione per il tessuto, è la triade di elementi che caratterizza l’estro della stilista romana Caterina Gatta.
Laureata in Scienze della Moda e del Costume all’Università La Sapienza di Roma, ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento – tra cui Fashion Styling alla Central Saint Martins di Londra – e ha svolto diverse esperienze lavorative che le hanno consentito di affinare la sua creatività (associate new business per un’agenzia americana di promozione di nuovi brand, collaboratrice di Elio Ferraro Gallery/Store, stylist per alcuni servizi di moda in Usa).
Una passione – la sua – per la moda che nel 2008 è diventata il marchio Caterina Gatta, di cui cura personalmente tutti gli aspetti creativi, organizzativi e gestionali. La prima collezione, presentata a un ristretto gruppo di giornalisti durante Altaroma nel luglio 2008, aveva ricevuto riscontri talmente incoraggianti da spronarla a proseguire, portandola, nel maggio 2009, a una presentazione ufficiale presso la Soho House di New York.
La cifra distintiva del suo stile, la realizzazione di abiti con stoffe vintage di stilisti famosi del calibro di Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Fausto Sarli, Pierre Cardin, Lancetti, Irene Galitzine, Givenchy, Valentino, André Laug, Ungaro, Jean Louis Scherrer, Gianfranco Ferré, Leonard, Christian Dior, Mila Schön, Ken Scott, Clara Centinaro e molti altri ancora. Un’idea che nasce dalla passione per una moda che attinge al passato per proiettarsi nel futuro: lungi da un gusto passatista, Caterina Gatta fa rivivere nel contemporaneo visioni e ispirazioni di un periodo d’oro del costume. Attraverso le sue creazioni è un po’ come fare un volo pindarico nel favoloso mondo della moda, riscoprendo con i colori, le fantasie e le stampe, una vena creativa squisitamente italiana e un’heritage senza eguali che oggi come allora è in grado di suscitare fascino e incanto.
La ricerca dei tessuti, vera e propria fonte di ispirazione, è una parte fondamentale, se non la principale, del suo lavoro: da qui inizia tutta la fase creativa, realizzata tutta rigorosamente a mano, che Caterina Gatta segue con cura minuziosa per i dettagli come per la visione d’insieme. Nascono così abiti meravigliosi, che non rappresentano un singolo tema ma tante storie, che proiettano idealmente nella storia del costume, accostando a un sì delizioso senso antico, tagli, fogge e volumi contemporanei. Questo mix calibrato di passato e futuro, tradizione e innovazione, heritage e sperimentazione trapela senza filtri in ogni sua creazione, che diviene inconfondibile quintessenza di estremi che si attraggono. Et voilà che riscontriamo una parte romantica in un abito corto e steccato, drappeggiato a mano e rivestito con un vecchio lamé oro semitrasparente, realizzato con una georgette stampa cachemire anni ’90 di Valentino Couture e in un completo gonna con maxi rouche e blusa abbinata, scollatissima sul retro, in un tessuto Yves Saint Laurent fondo nero con motivo gioiello color oro. Un’ispirazione d’antan che trova una degna contropartita nelle linee pulite alle quali viene demandato il compito di rappresentare il contemporaneo: linee che esaltano il tessuto, come nei mxi shirt-dress, nella maglia di seta realizzata con dei pannelli foulard di Gianfranco Ferré e nei micro pants.
Via libera all’ironia, invece, con le gonne cortissime e a tutto volume, sostenute dalla tundra di seta, dal gusto punk dei tessuti primi anni ’90 di Gianni Versace. Dalla moda dal sapore vintage all’haute couture il passo è breve, complice l’evocazione suggellata da un lungo e scenografico abito da sera realizzato in un raro georgette di Christian Dior e chiuso da un maxi fiocco, pronto per un red carpet hollywoodiano.
Capi da favola, unici nella loro magnificenza e nella capacità di coniugare due dimensioni spazio-temporali agli antipodi. Per una moda che, come ama dire la stilista stessa, “resiste alle mode ma ne è figlia”. 

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