lunedì 23 settembre 2013

PEOPLE_Andrea Pfister: a spasso nella felicità









È un mondo ironico e fiabesco quello di Andrea Pfister, costellato da forme stravaganti e colori accesi, fino a diventare un omaggio alle donne, costruito con piume, strass e paillettes. Le sue opere non sono calzature tout court, bensì svelano l’attitudine al divertissement più autentico, combinato sapientemente con un senso del gusto che lo stilista ha costruito studiando dapprima storia dell’arte a Firenze e poi completando la formazione a Milano all’istituto di design per scarpe Ars Sutoria. A corollario, la costante ispirazione a maestri come Salvatore Ferragamo, Roger Vivier e André Perugia.
Originario di Pesaro, anche se di madre polacca e padre svizzero, la sua estrazione è internazionale. Pfister, infatti, è stato apprezzato molto di più all’estero che in Italia, dove nel 1968 aprirà una fabbrica-atelier a Vigevano, culla dei migliori artigiani calzaturieri.
Il 1963 segna per lui la svolta, complice il premio aggiudicatosi al Concorso Internazionale per Designer di Calzatura di Amsterdam. Da qui iniziano le collaborazioni con grandi nomi della moda come Jean Patou e Lanvin, per i quali, in occasione delle collezioni haute couture, realizza alcuni modelli. Da lì alla fondazione di un marchio tutto suo, il passo è breve: nel 1965 esce la prima collezione firmata Pfister, caratterizzata dall’iconico colore rosso e seguita, nel 1967, dall’apertura della prima boutique monomarca nella celeberrima rue Cambon a Parigi. Nello stesso anno incontra anche Jean-Pierre Dupré, che diventa suo socio in affari. Nel 1987, invece, arriva la consacrazione milanese con l’apertura della seconda boutique nel quadrilatero della moda.
Appassionato viaggiatore, lo stilista si concede lunghi soggiorni negli Stati Uniti, utili, tra l’altro, per una costante ricerca e sperimentazione creativa; mentre due volte l’anno fa tappa nell’incantevole Positano, luogo ideale dove trovare la concentrazione e l’ispirazione per preparare nuoce collezioni.
Autore di uno stile concettuale, che non sottende ad alcuna moda, Pfister si è contraddistinto per la realizzazione di alcuni modelli senza tempo, che guardano con originalità a mondi diversi: all’arte (esplorata da Mondrian a Dalì) così come alla musica, passando per l’essenza delle città e della natura, declinata in animali, fiori e frutti. Cifra distintiva: il colore. Un colore vivace, chiamato a caratterizzare le sue scarpe insolite e, a volte, visionarie. Basandosi su lavorazioni e materiali tradizionali, fra lusso decorativo e ricerca strutturale, le scarpe di Pfister non sacrificano mai né i materiali né, tantomeno, il confort, raggiungendo un equilibrio formale e tecnico apprezzato da una nutrita schiera di estimatrici, celebrities e non, che affollano la platea delle fedelissime, icone di epoche e stili diversi: da Ursula Andress a Joan Baez, da Elizabeth Taylor a Madonna, da Julia Roberts a Sharon Stone.
Camminare Pfister è come fare quattro passi nella felicità”, così affermava l’autore e scenografo Jean-Claude Carrière in Andrea Pfister, Trente ans de création, catalogo della mostra tenutasi al Musée International de la chaussure di Romans nel 1993. E, in effetti, le sue scarpe esprimono quella stessa positività di pensiero che è alla base dell’approccio creativo: calzature eclettiche, difficilmente classificabili attraverso le categorie di stili tradizionali, destinate a restare nel guardaroba femminile in eterno, quali pezzi unici e intramontabili. 

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