venerdì 14 dicembre 2012

ABOUT_Le copertine di Vogue







Inutile ogni presentazione per Vogue, il mensile di moda, fondato nel 1892 a New York da Arthur Baldwin Turnure e, nel 1909, divenuto di proprietà della Condé Nast, imponendosi nei decenni del XX secolo come una delle più prestigiose e autorevoli testate al mondo.
La copertina è sempre stata uno dei temi cruciali intorno al quale la rivista ha concentrato sforzi e professionalità, avvalendosi della collaborazione dei più grandi nomi della fotografia internazionale e aprendo così le porte a un fenomeno del tutto nuovo. Essa diviene il canale attraverso il quale attrarre l’attenzione dei potenziali lettori: da qui, l’importanza di realizzarla a dovere, senza lasciare nulla al caso, ma, al contrario, meravigliando ogni volta il pubblico con spirito critico e una comunicazione d’impatto, in grado di suscitare interesse e curiosità, di rimanere impressa nella memoria e divenire un oggetto da collezione.
Tra il 1892 e il 1909, quando Vogue era una gazzetta per l’aristocrazia newyorchese, le copertine utilizzavano in modo del tutto casuale fotografie, illustrazioni e stampe. Non vi era uno studio accurato dietro la sua realizzazione: bisognerà, infatti, aspettare l’avvento della Condé Nast perché le copertine subiscano un importante cambiamento. D’un tratto, esse diventano il canale principale e privilegiato per entrare in contatto con i lettori. Il nuovo editore comprende la loro importanza per la vendita, decidendo così di creare uno stile immediatamente riconoscibile. Condé Nast da subito impone copertine a colori e disegni, non fotografie, limitando il numero di artisti impiegati per le illustrazioni al fine di rendere più semplice per i lettori identificare la rivista. Decide, inoltre, di incorporare la parola “Vogue” nel design, eleggendo la rivista a vetrina d’eccellenza per l’espressione artistica d’avanguardia. A questo proposito, si avvale della collaborazione di talenti emergenti dell’Ecole Nationale des Beaux-Arts di Parigi, che fanno parte dei nuovi movimenti artistici, primi su tutti il Cubismo e l’Art Déco. Tra i principali nomi ingaggiati da Nast, figurano George Lepape e Eduardo Garcia Benito. Attraverso le copertine, Vogue esprime e promuove ogni tendenza artistica intrinsecamente valida, caratterizzata da quell’intangibile qualità che distingue tutti i contenuti della rivista.
Nei primi anni ’30, il dominio degli artisti francesi sulle copertine subisce un appannamento, complice uno stile che non permetteva il riconoscimento degli abiti indossati dalle donne raffigurate. Comincia così ad essere adottata una tendenza più fotografica, con illustrazioni ricche di dettagli. Fra gli artisti più adatti a questo tipo di cifra stilistica figurano Harriet Messerole, Douglas Pollard, William Bolin, Jean Pagès, Christian Bèrard e Carl Erikson. Quest’ultimo, che amava firmarsi Eric, da molti è ritenuto il principale rappresentante del periodo di transizione tra l’Era dell’Illustrazione e l’Era della Fotografia nelle copertine della rivista.
Il 1° luglio 1932 rappresenta una data emblematica per Vogue, che mostra in copertina una fotografia a colori di Steichen, raffigurante una ragazza in costume. Un avvenimento che segna in maniera decisiva il futuro della rivista, imprimendo la svolta verso un cambiamento graduale: le copertine da quel momento in poi, vengono guidate nella loro realizzazione dall’intuito dell’editor, che cerca il modo più efficace per attrarre l’attenzione del pubblico contemporaneo. La fotografia diviene sempre più un valido alleato su cui poter contare, complice l’incremento delle vendite dovute al suo utilizzo: nel 1938 sono pubblicate otto copertine con fotografie a colori; nel 1939 il numero sale a dodici, la metà delle copertine annuali. Le donne ritratte sono particolari e identificabili nel loro stile, caratterizzato da abiti di famosi stilisti: rendono così il legame tra Vogue e il commercio sempre più inscindibile. Fino agli anni ’60, le modelle ritratte trasmettono fascino ed eleganza, sono immortalate in un comportamento aristocratico da perfetta padrona di casa, con un’ottima posizione sociale. In seguito, complice l’emancipazione femminile, le modelle rappresentano donne libere, sensuali, meno orientate verso il romanticismo e l’atmosfera di casa di lusso, ma più rivolte all’espressione della propria identità. Il volto della modella è ritratto con particolare attenzione agli occhi e alla bocca. Lo sguardo è sempre rivolto a favore dell’obiettivo e le labbra danno un tocco sensuale all’immagine. Il trucco e la pettinatura assumono un’importanza fondamentale e l’art-director, gradualmente, si ritaglia un ruolo sempre più di spicco nella messa a punto di copertine emblematiche, dall’effetto immediato. L’immagine in primo piano si afferma definitivamente quale primaria cifra stilistica delle copertine di Vogue. Secondo la formula “guardami negli occhi”, così definita da fotografi ed editor, il volto della modella riempie quasi tutta la copertina, gli occhi sono grandi e le labbra sempre sorridenti, la bellezza femminile diviene protagonista assoluta. A completamento, le titolazioni degli articoli contenuti nel numero.  
Con l’epoca Anna Wintour, i primi piani dei volti vengono sostituiti da immagini a figura intera, che mettono in risalto abiti e accessori indossati dalle modelle, caratterizzate da un’aria moderna e naturale, tale da far immedesimare le lettrici. 
L’attenzione si è quindi spostata dalla bellezza tout court allo stile più propriamente detto, complice un’evoluzione lenta ma inevitabile della società che, dapprima, chiedeva l’identificazione precisa di una semantica estetica e, poi, la codificazione dell’eleganza, declinata nelle sue note più autentiche. Qualunque sia l’impostazione, però, nulla cambia per il valore intrinseco della rivista: seguire le tendenze sociali, culturali e di costume per condividerle con i suoi lettori e suggerire, nei limiti del possibile, significati, interpretazioni e visioni. 

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