venerdì 12 settembre 2014

STYLE_Lebole Gioielli - Samarcanda, la via della Seta


Lebole Gioielli torna con una collezione che, mantiene inalterato lo spirito del brand, ossia evocare luoghi magici e lontani come l’estremo Oriente, accennandone la preziosità, la storia, il fascino e la cultura.
Samarcanda il nome della nuova linea di bijoux, pensata per l’autunno/inverno 2014 e creata con tessuti Ikat di Antichi Kaftani Uzbeki. Ikat, che letteralmente significa nuvola, è un tipo di tintura dove parte dei filati vengono protetti tramite una stretta legatura per non essere tinti, mentre le parti non legate si colorano. L’iridescenza creata dai tessuti permea i colori di luce, ombre e trasparenza, che si presentano diverse ogni volta, in continuo movimento.
La coppia di orecchini è asimmetrica: il Kaftano, che è il perno della collezione, si può accoppiare con la sagoma di un’architettura o con il cammello.
Nomi come Samarcanda, Ikat, Uzbekistan evocano miti e leggende, portando a quando il nome di Tamerlano risuonava in tutta l’Asia Centrale, o a quando la seta legava l’Oriente all’Occidente. I tessuti raccontano la storia di tutto il mondo, racchiudendo l’evolversi delle civiltà e il susseguirsi degli imperi. Per secoli la cultura di ogni popolo è stata tessuta nei fili della trama e dell’ordito dei loro manufatti, giungendo a noi in tutto il suo splendore.
Il poeta Uzbeko Gafur Gulyam diceva: “Se desideri imparare la storia dei nostri tessuti, sarà tuo maestro lo stesso Khan Atlas. I suoi colori brillano come la corrente di un fiume, e anche il sole è parte della sua creazione”. Questa citazione rimanda alla leggenda secondo la quale molto tempo fa, uno dei KHAN (governatore) di Margilan, che aveva già quattro mogli, s’innamorò della bellissima e giovane figlia di un artista e decise di sposarla. A quell’epoca la quinta moglie non era riconosciuta legalmente, quindi l’artista-padre si arrabbiò con il Kahn per le sue intenzioni e gli chiese di modificare il suo desiderio. Il Khan promise di rinunciare ad una sola condizione: che l’artista producesse, prima della mattina successiva, qualcosa di più bello di sua figlia stessa. L’artista si disperò tutta la notte. All’alba uscì e sedette sulla riva di un torrente. Ad un certo punto vide le nuvole e tutti i colori dell’arcobaleno riflessi nell’acqua. Fu folgorato dall’idea di copiare su un tessuto la bellezza che aveva visto. E così fece. Il pezzo di stoffa, nato dall’amore del padre per la figlia, fu portato al Khan. Il Khan fu sorpreso, perché non aveva mai visto niente di così bello; accettò il tessuto artistico e lasciò cadere la proposta di sposare la figlia del pittore. Da qui il tessuto fu chiamato Khan-Atlas, proprio perché era stato inventato per il Khan.


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