Alla base della concezione della scarpa vi è una filosofia che
la colloca oltre il semplice mondo della moda, identificandola come qualcosa di ben diverso da un
semplice accessorio. La scarpa comunica.
Dice chi sei. A lei il compito di trasmettere l’impressione che un uomo ha e dà
di sé. A lei, inoltre, il plauso o il gravoso compito, a seconda dei punti di
vista, di validare e autenticare una mise, piuttosto che di declassarla a
giudizi inqualificabili.
La scarpa, forse più di qualsiasi altro dettaglio, denota lo
stile di una persona e quindi il senso del gusto, del bello e del ben vestire. Doti che esulano dalle
tendenze fini a se stesse così come dall’universo di griffe e marchi. È qualcosa che si possiede e brilla di luce
propria, conferendo alla persona un’impronta unica e speciale.
Sulla base di queste
considerazioni nel 2011 prende vita il progetto Barbanera. A firmarlo e portarlo
avanti, due coppie di fratelli,
provenienti da settori diversi - uno dal campo della pubblicità e del lusso, un
musicista rock e due imprenditori di generazioni differenti -, accomunate dalla
passione per le scarpe artigianali e animate
dalla convinzione – nonché dalla volontà - di affermare che lo stile è qualcosa che si riconosce solo quando lo si
vede. A dare il nome al progetto, il
famigerato pirata Barbanera, eroe romantico e seduttore, sintesi emblematica
dello spirito di un brand che si rivolge a un uomo al di fuori delle mode e
delle tendenze.
Che si tratti di calzature dandy o
rispondenti a canoni più classici, in ogni caso partono da una sperimentazione scrupolosa, focalizzata sul
sapiente utilizzo dei colori e la ricerca meticolosa dei materiali. Artigianalità
e savoir-faire fanno il resto, conferendo alle creazioni Barbanera un’allure
magica e ineguagliabile.
La
produzione, interamente realizzata a mano, viene effettuata nel cuore della
campagna toscana, dove
regna sovrana la tradizione manifatturiera italiana. Piccoli articoli di lusso ottenuti grazie alla lavorazione Goodyear,
brevettata nel 1839 da Charles Goodyear, l’inventore della scarpa “inglese”.
Durante una prima fase la tomaia viene tirata e fissata manualmente alla forma
in modo da ottenere la sagoma. Successivamente, il guardolo, costituito dalla
fascia di cuoio che scorre lungo la scarpa, viene intrecciato con ago e filo
alla tomaia stessa, alla fodera e al sottopiede in cuoio. Nel vuoto creatosi
tra il sottopiede e la suola in cuoio viene inserito del sughero naturale così
da ottenere un unico corpo accuratamente legato. Questa particolare tecnica di
lavorazione richiede tempo e abilità manuale in quanto l’artigiano deve legare
a mano ogni componente, passando da parte a parte lo spago. Culto del dettaglio, accuratezza delle
diverse procedure e abilità manuale sono le caratteristiche fondamentali con le
quali arrivare ad ottenere calzature uniche, vere e proprie cifre stilistiche
di un codice vestimentario raffinato e sofisticato. A validazione di tutto
ciò, i pellami utilizzati, forniti da una delle più prestigiose concerie
presenti in Italia. La
personalizzazione, infine, è l’elemento che fa la differenza, rendendo ancora
più uniche le calzature Barbanera e conferendo quel senso di tailor made tanto
prezioso quanto inimitabile.
Le ispirazioni arrivano da jazzisti come
Chet Baker e Miles Davis, artisti del calibro di John Ruskin, scrittori come
Ernest Hemingway e Joris Karl Huysmans. E poi musici, artisti ed esteti da cui
le scarpe Barbanera prendono il nome. Per un mood bohemien, a tratti aggressivo. Per
un’eleganza senza tempo, il cui vero lusso è dato dalla storia del prodotto,
dal grande lavoro che c’è dietro e dalla grande qualità dei materiali.
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