Manolo Blahnik
e le contaminazioni artistiche… Nel 1965 vuole dedicarsi all’arte tout court e
va a Parigi; nel 1969 vuole diventare scenografo come Cecil Beaton e lo segue a Londra; ma solo nel 1970 – l’anno della
svolta – trova la sua strada come creatore di calzature, complice lo zampino di
Diana Vreeland, il mitico direttore
di Vogue USA.
Nato
nel 1942 a Santa Cruz de la Palma, isola delle Canarie, da madre spagnola e
padre cecoslovacco, Manolo Blahnik si presenta alla Vreeland a New York per
mostrarle i suoi bozzetti teatrali, ma lei apprezza in particolar modo uno
schizzo di scarpe, tanto da suggerirgli di proseguire per quella strada.
Blahnik si avvicina così al mondo della
produzione calzaturiera, visitando artigiani e studiando i macchinari
dell’industria manifatturiera in modo da impararne tecniche e segreti. Correva l’anno 1971 e già iniziava a
produrre calzature a Londra dove l’anno successivo il noto stilista Ossie Clark userà le sue creazioni per
alcune collezioni. Nel 1973 apre il suo
primo negozio a Chelsea, continuando, al contempo, a disegnare per altri
stilisti come Jean Muir e Zandra Rhodes. Nel
1977 le sue creazioni vengono vendute dai grandi magazzini Bloomingdales,
mentre nel 1979 viene aperta la prima boutique monomarca in Madison Avenue.
Dagli anni ’80 in poi, molte e prestigiose
sono le collaborazioni fra lo stilista e alcuni grandi nomi del fashion system:
dagli stilisti inglesi, come Rifat Ozbek,
agli americani Calvin Klein, Isaac
Mizrahi, Bill Blass, Carolina Herrera e Oscar de la Renta.
Tra
le caratteristiche vincenti di Manolo Blahnik, vi è sicuramente l’aspetto di essere al contempo artigiano e artista
della calzatura, dimostrando una raffinata sensibilità per la moda: le sue creazioni, veri e propri esercizi di
stile e precisione, nascono dalla passione per il lavoro manuale e dall’estrema
attenzione per l’equilibrio d’insieme.
La sua vena creativa s’ispira a fonti
diverse: per esempio, all’architettura, evidente in modelli come Guge del
1976-1977 che rimanda all’opera di Frank Lloyd Wright. Allo stesso modo, anche i materiali utilizzati esplorano
mondi differenti, come l’universo tecnologico dei sandali Avion (1982),
estremamente stilizzati e leggeri grazie all’impiego dell’alluminio. Con John Galliano nel 1997, in occasione
della prima collezione disegnata da quest’ultimo per Dior, Manolo Blahnik crea
i sandali Masai, decorati come vuole la tradizione africana con un
intreccio di fili di perline che fasciano la gamba fino al polpaccio.
Oltre ai numerosi riconoscimenti
conferitigli negli anni, nel 2003 il Design Museum di Londra gli dedica una
grande esposizione-tributo del suo lavoro trentennale: un evento che
coincide con la pubblicazione del libro Drawings, una raccolta di bozzetti
delle calzature più famose. Seguiranno altre pubblicazioni, tra le quali, nel
2005,
Blahnik by Boman, un libro fotografico con un’introduzione a firma
dell’amica Paloma Picasso.
La
fama planetaria arriva però grazie al serial tv Sex and the City,
complice una Carrie Bradshaw (alias Sarah Jessica Parker) innamorata pazza di
questi piccoli gioielli, che non perde occasione per sfoggiarli fiera e
orgogliosa così come di citarli: le “Manolos” diventano negli anni Zero
un autentico fenomeno di costume, icona pop delle donne metropolitane.
Il successo di Manolo Blahnik viene
ulteriormente validato nel 2005, quando disegna le calzature per il film Marie
Antoinette diretto da Sofia Coppola, un cult del cinema storico in costume.
Ma è nel 2007 che, forse, arriva il
riconoscimento più alto, ossia il titolo di membro onorario dell’Ordine
dell’Impero Britannico, conferito dalla Regina Elisabetta. Si tratta di un
ordine di cavalleria istituito da Re Giorgio nel 1917 per premiare coloro che
hanno dato prestigio al Regno Unito in diversi ambiti.
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