Forma e desiderio.
In altre parole, il Calendario Pirelli,
forse meglio noto come The Cal. Una tradizione rinnovatasi negli anni, che ha
visto coinvolte le più autorevoli firme della fotografia mondiale e che ora,
fino al 22 febbraio 2015, si mette in mostra a Palazzo Reale a Milano con una
selezione di oltre 200 fotografie tratte dalle differenti edizioni.
L’esposizione - curata da Walter
Guadagnini e Amedeo M. Turello, promossa dal Comune di Milano -
Cultura con il patrocinio di Expo e organizzata e prodotta da Palazzo Reale e
GAmm Giunti - nasce grazie al fondamentale contributo di Pirelli, che ai fini
della selezione espositiva ha messo a disposizione il suo archivio, con
migliaia di fotografie dei più grandi fotografi mondiali.
Diventato in breve tempo un
oggetto di culto, il Calendario da più
di cinquant’anni interpreta i cambiamenti sociali e culturali e anticipa le
tendenze delle nuove mode, attraverso l’occhio attento dei più celebrati autori
contemporanei, da Herb Ritts a Richard Avedon, da Peter
Lindbergh a Bruce Weber, da Peter Beard a Steve McCurry,
da Patrick Demarchellier a Steven Meisel.
Un progetto ambizioso, che
restituisce la giusta dimensione artistica a una delle più importanti campagne
di comunicazione degli ultimi cinquant’anni, che ha saputo entrare
nell’immaginario di ciascuno di noi grazie al fascino senza tempo delle modelle
e al talento dei fotografi che l’hanno realizzato.
Con un percorso narrativo
che va oltre la scansione cronologica, tipica dei calendari in sé, la galleria di immagini di “Forma e
Desiderio” propone un itinerario tematico, seguendo un processo che esplora e
accosta relazioni, analogie, citazioni e contrasti fra le immagini di oltre
mezzo secolo. L’esposizione si sviluppa attraverso cinque stanze, ognuna delle quali dedicata agli elementi che
accumunano le foto contenute nello spazio: dalla seduzione alla provocazione,
dal mito all’eleganza.
La mostra si apre con la sezione L’incanto del mondo nella quale vengono presentate
quelle fotografie che, almeno fino al 1972, venivano realizzate con l'intento
di guidare lo spettatore attraverso due elementi fondamentali come il paesaggio
e l’espressione delle modelle.
Ne Il
fotografo e la sua musa (sedotti dall’arte) si analizza l’omaggio a Leni
Riefenstahl che Arthur Elgort le dedicò nel 1990, o quello di Clive
Arrowsmith che l'anno successivo elaborò una sequenza di citazioni dei maestri
dell’arte quali Delacroix, Velázquez, Rembrandt. Particolare è il caso di Annie
Leibovitz che cita testualmente non solo i maestri della fotografia ma
alcune precise immagini, al fine di trasformare le pagine del Calendario in una
sorta di esercizio di gusto volutamente, e provocatoriamente, accademico.
La
sezione Lo sguardo indiscreto, invece, è incentrata sulle immagini
caratterizzate da un misto di provocazione, gioco, trasgressione, che segnano
un altro degli elementi caratterizzanti l'identità stessa del Calendario.
Ne La natura dell’artificio si possono ammirare gli scatti di Brian
Duffy, di Peter Knapp, fino a raggiungere i vertici nella
ricostruzione del mondo per via di geometrie, ispirate dalle tracce del
pneumatico sul corpo delle modelle, di Uwe Ommer; o ancora di Barry
Lategan, o di Nick Knight, autore di una delle edizioni certo più
anomale e sorprendenti, vocata alla sottolineatura di una sperimentazione
linguistica che travalica il genere della composizione con figure per arrivare
ai limiti della pura astrazione.
La mostra si chiude idealmente con Il corpo in scena che rimarca
come, nella storia del Calendario, la combinazione tra modella e ambiente abbia
assunto un ruolo centrale nella concezione della serie realizzata. Una
concezione che si condensa nella sorprendente sequenza di Peter Lindbergh del
2002, dove la modella interpreta se stessa intenta a interpretare, a sua volta,
il Calendario, in una totale e ricercata sovrapposizione di ruoli e di luoghi.
In modo non meno eclatante, Peter Beard inscena un autentico viaggio
nell’esotismo attraverso un gioco che sembra provocare lo spettatore e
invitarlo e riflettere sul confine tra la realtà e le proprie proiezioni.
Presentato per la prima
volta nel 1964, il Calendario Pirelli giunge alla sua quarantaduesima edizione
con l’anno 2015, portando la firma di Steven Meisel. Una mostra che idealmente
prosegue il tracciato segnato dall’esposizione allestita sempre a Milano a
Palazzo Reale Sala delle Cariatidi nel 1997 dall’architetto Gae Aulenti,
trasferitasi poi a Venezia e resasi itinerante attraverso le tappe in alcune
delle principali capitali mondiali come Parigi, Berlino, Mosca, Buenos Aires e
Tokyo.
Forma e Desiderio. The Cal –
Collezione Pirelli
Fino al 22 febbraio 2015
Palazzo Reale, Milano
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