Jole Veneziani è tra le fondatrici della moda
italiana tout court, avendo partecipato, tra i pochi eletti alla corte di
Giovanni Battista Giorgini, alla prima sfilata presso Villa Torrigiani a
Firenze il 12 febbraio 1951. Chiave di volta per lo stile del Belpaese
universalmente noto, ha avuto un ruolo cruciale negli anni ’50 e ’60 per la
definizione concettuale – e quindi strutturale – del costume, segnandone in
maniera indelebile la storia.
Una vicenda, la sua, in cui gli aspetti umani hanno trovato una felice
convivenza con quelli professionali, dando vita a un ideale sodalizio, quintessenza
di personalità, passione e devozione. Emblematico per il tempo, come per oggi,
il suo ruolo, che ha denotato la centralità
dell’imprenditorialità femminile per la nascita, il successo e il
consolidamento della moda italiana con tutti i tratti peculiari di quell’epoca:
l’affermazione nella produzione di nicchia per un mercato urbano, il debutto
sui mercati internazionali, la diversificazione della produzione, l’alleanza
con l’industria tessile e della confezione. La moda, in altre parole, muoveva i
suoi primi passi e Jole Veneziani l’accompagnava per mano, tenendola a
battesimo e curandone il debutto in società.
Nata nel 1901 a Leporano, vicino a Taranto, vorrebbe
seguire le orme della madre, appassionata di opera, ma alla morte precoce del
padre avvocato abbandona i sogni artistici e si impiega in un’azienda francese
di pellami e pellicceria. Diviene presto pratica del mestiere al punto da
trasformarsi in esperta conoscitrice delle materie prime, del prodotto e delle
sue tecniche di lavorazione. Prima della guerra è a Milano, dove la famiglia si
è trasferita nel 1907 e dove nel 1938
apre il laboratorio di via Nirone, da cui escono le pellicce che attraggono
l’attenzione delle sartorie di Alta Moda per la leggerezza, la qualità e la competenza
con cui sono lavorate. Introduce innovazioni che si rivelano illuminanti
per il settore, segnandone inesorabilmente l’evoluzione. A lei il plauso di aver esteso l’utilizzo della pelliccia a capi di
abbigliamento tradizionalmente realizzati in tessuti, come i tailleurs, aprendo
così nuove frontiere dello stile e trasformando la pelliccia da mera
espressione di lusso conservatore in un materiale eccezionale e versatile,
oggetto di continue tecniche di sperimentazione e innovazione.
Nel
1944 è la volta dell’apertura dello storico atelier di via Montenapoleone 8,
dove vi rimane fino al suo ritiro quarant’anni più tardi. Qui sviluppa
e articola la sua attività, allargando la produzione dalla pellicceria alla
sartoria e muovendo i primi passi verso quella che assumerà i tratti di una graduale
diversificazione, contemplatrice di accessori, profumi e linee diverse in grado
di soddisfare le più disparate esigenze (Jole Veneziani, dedicata ai giovani, Veneziani Sport, Veneziani Arven, Veneziani Universal). Uno
slancio creativo inarrestabile, precursore del contemporaneo total look, in grado di coinvolgere e
inglobare i molteplici aspetti che riferiscono allo stile di una persona per
interpretarli, studiarli e renderli in una chiave nuova ed esaustiva, coerente
nelle linee di fondo e di gran carattere negli aspetti più formali.
Dopo la celeberrima sfilata della Sala
Bianca, Jole Veneziani di diritto è proietta nell’olimpo dei divini, che ideano
e creano l’eleganza con tanto di regole di stile, conquistando a gran voce
plausi da tutto il mondo: il 4 febbraio 1952, il settimanale americano Time,
nel commentare la sfilata di Palazzo Pitti, la esalta per la sua generosa
partecipazione all’evento con una collezione di 130 capi di abbigliamento, per
lo più sportivi, contrapponendola ai colleghi che avevano optato per una
risicata selezione. Jole era così: partecipava
con passione a tutto quello che faceva, dando il meglio di sé e guardando
sempre oltre. Nel 1953 le cronache
delle sfilate fiorentine la annoverano fra gli innovatori che sperimentano
l’impiego delle fibre sintetiche nell’Alta Moda: un primo abbozzo di
collaborazione industriale che, negli anni a venire, diventerà una costante,
portandola a sviluppare partnership con importanti realtà. Antesignana di mode,
fenomeni e tendenze, nel 1957, insieme a
Germana Marucelli e Eva Sabatini – le altre due voci più importanti
dell’Alta Moda milanese del tempo – propone
abiti che anticipano gli eventi del decennio successivo: caratterizzati da una
foggia che prescinde dalla forma naturale del corpo fino a mancare quasi
completamente di progettualità, rappresentano la versione milanese della linea Sacco
presentata a Parigi da Christian Dior in quello stesso anno, focalizzata su
una struttura minimal.
All’inizio degli anni Sessanta, quando i
segnali delle difficoltà economiche in cui si dibatte l’Alta Moda incominciano
a farsi sempre più evidenti e rapidamente si appanna la sua funzione sociale e
culturale, Jole Veneziani tenta di dare
il proprio contributo al rinnovamento dell’Alta Moda milanese, presentando
abiti che propongono l’accostamento di elementi contrastanti, come l’abito da
sera in tweed a trama grossa
con strascico. La conclusione del
decennio segna l’inizio del suo declino, coincidente con l’apice raggiunto
dai movimenti di contestazione che si raccolgono davanti alla Scala di Milano in
occasione dell’apertura della stagione teatrale e che prendono di mira proprio
le sue pellicce.
Eletta nel 1980 tra le “persone che hanno
fatto grande Milano”, con tanto di mostra, monografia (a cura di Edgarda Ferri)
e medaglia d’oro (opera dello scultore Pomodoro), nel 1989 se ne va, circondata
dal calore del capoluogo meneghino che ha visto muovere i suoi primi passi e
affermarsi il suo stile.
Numerosi i premi e i riconoscimenti ricevuti
nel corso della sua carriera tra i quali: i due Oscar della critica della Moda
per la migliore collezione; il Giglio d’oro della Moda (1952); la medaglia d’oro dal Museo
di Philadelphia per un abito presentato a Los Angeles (1953); l’Oscar della
calzatura (1969); il premio La trama d’oro (1971); il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica e, successivamente,
quello di Ufficiale della Repubblica (2 giugno 1972); l’Ape d’Oro, riconoscimento
alla imprenditorialità (1973); il premio Oscar Internazionale per l’Alta
Moda Pellicceria: la Maschera d’Argento (1974); l’Ambrogino d’Oro.
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