lunedì 23 gennaio 2017

PEOPLE_Jole Veneziani



Jole Veneziani è tra le fondatrici della moda italiana tout court, avendo partecipato, tra i pochi eletti alla corte di Giovanni Battista Giorgini, alla prima sfilata presso Villa Torrigiani a Firenze il 12 febbraio 1951. Chiave di volta per lo stile del Belpaese universalmente noto, ha avuto un ruolo cruciale negli anni ’50 e ’60 per la definizione concettuale – e quindi strutturale – del costume, segnandone in maniera indelebile la storia.
Una vicenda, la sua, in cui gli aspetti umani hanno trovato una felice convivenza con quelli professionali, dando vita a un ideale sodalizio, quintessenza di personalità, passione e devozione. Emblematico per il tempo, come per oggi, il suo ruolo, che ha denotato la centralità dell’imprenditorialità femminile per la nascita, il successo e il consolidamento della moda italiana con tutti i tratti peculiari di quell’epoca: l’affermazione nella produzione di nicchia per un mercato urbano, il debutto sui mercati internazionali, la diversificazione della produzione, l’alleanza con l’industria tessile e della confezione. La moda, in altre parole, muoveva i suoi primi passi e Jole Veneziani l’accompagnava per mano, tenendola a battesimo e curandone il debutto in società.
Nata nel 1901 a Leporano, vicino a Taranto, vorrebbe seguire le orme della madre, appassionata di opera, ma alla morte precoce del padre avvocato abbandona i sogni artistici e si impiega in un’azienda francese di pellami e pellicceria. Diviene presto pratica del mestiere al punto da trasformarsi in esperta conoscitrice delle materie prime, del prodotto e delle sue tecniche di lavorazione. Prima della guerra è a Milano, dove la famiglia si è trasferita nel 1907 e dove nel 1938 apre il laboratorio di via Nirone, da cui escono le pellicce che attraggono l’attenzione delle sartorie di Alta Moda per la leggerezza, la qualità e la competenza con cui sono lavorate. Introduce innovazioni che si rivelano illuminanti per il settore, segnandone inesorabilmente l’evoluzione. A lei il plauso di aver esteso l’utilizzo della pelliccia a capi di abbigliamento tradizionalmente realizzati in tessuti, come i tailleurs, aprendo così nuove frontiere dello stile e trasformando la pelliccia da mera espressione di lusso conservatore in un materiale eccezionale e versatile, oggetto di continue tecniche di sperimentazione e innovazione.
Nel 1944 è la volta dell’apertura dello storico atelier di via Montenapoleone 8, dove vi rimane fino al suo ritiro quarant’anni più tardi. Qui sviluppa e articola la sua attività, allargando la produzione dalla pellicceria alla sartoria e muovendo i primi passi verso quella che assumerà i tratti di una graduale diversificazione, contemplatrice di accessori, profumi e linee diverse in grado di soddisfare le più disparate esigenze (Jole Veneziani, dedicata ai giovani, Veneziani Sport, Veneziani Arven, Veneziani Universal). Uno slancio creativo inarrestabile, precursore del contemporaneo total look, in grado di coinvolgere e inglobare i molteplici aspetti che riferiscono allo stile di una persona per interpretarli, studiarli e renderli in una chiave nuova ed esaustiva, coerente nelle linee di fondo e di gran carattere negli aspetti più formali.
Dopo la celeberrima sfilata della Sala Bianca, Jole Veneziani di diritto è proietta nell’olimpo dei divini, che ideano e creano l’eleganza con tanto di regole di stile, conquistando a gran voce plausi da tutto il mondo: il 4 febbraio 1952, il settimanale americano Time, nel commentare la sfilata di Palazzo Pitti, la esalta per la sua generosa partecipazione all’evento con una collezione di 130 capi di abbigliamento, per lo più sportivi, contrapponendola ai colleghi che avevano optato per una risicata selezione. Jole era così: partecipava con passione a tutto quello che faceva, dando il meglio di sé e guardando sempre oltre. Nel 1953 le cronache delle sfilate fiorentine la annoverano fra gli innovatori che sperimentano l’impiego delle fibre sintetiche nell’Alta Moda: un primo abbozzo di collaborazione industriale che, negli anni a venire, diventerà una costante, portandola a sviluppare partnership con importanti realtà. Antesignana di mode, fenomeni e tendenze, nel 1957, insieme a Germana Marucelli e Eva Sabatini – le altre due voci più importanti dell’Alta Moda milanese del tempo – propone abiti che anticipano gli eventi del decennio successivo: caratterizzati da una foggia che prescinde dalla forma naturale del corpo fino a mancare quasi completamente di progettualità, rappresentano la versione milanese della linea Sacco presentata a Parigi da Christian Dior in quello stesso anno, focalizzata su una struttura minimal.
All’inizio degli anni Sessanta, quando i segnali delle difficoltà economiche in cui si dibatte l’Alta Moda incominciano a farsi sempre più evidenti e rapidamente si appanna la sua funzione sociale e culturale, Jole Veneziani tenta di dare il proprio contributo al rinnovamento dell’Alta Moda milanese, presentando abiti che propongono l’accostamento di elementi contrastanti, come l’abito da sera in tweed a trama grossa con strascico. La conclusione del decennio segna l’inizio del suo declino, coincidente con l’apice raggiunto dai movimenti di contestazione che si raccolgono davanti alla Scala di Milano in occasione dell’apertura della stagione teatrale e che prendono di mira proprio le sue pellicce.
Eletta nel 1980 tra le “persone che hanno fatto grande Milano”, con tanto di mostra, monografia (a cura di Edgarda Ferri) e medaglia d’oro (opera dello scultore Pomodoro), nel 1989 se ne va, circondata dal calore del capoluogo meneghino che ha visto muovere i suoi primi passi e affermarsi il suo stile.

Numerosi i premi e i riconoscimenti ricevuti nel corso della sua carriera tra i quali: i due Oscar della critica della Moda per la migliore collezione; il Giglio d’oro della Moda (1952); la medaglia d’oro dal Museo di Philadelphia per un abito presentato a Los Angeles (1953); l’Oscar della calzatura (1969); il premio La trama d’oro (1971); il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica e, successivamente, quello di Ufficiale della Repubblica (2 giugno 1972); l’Ape d’Oro, riconoscimento alla imprenditorialità (1973); il premio Oscar Internazionale per l’Alta Moda Pellicceria: la Maschera d’Argento (1974); l’Ambrogino d’Oro.

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