Prosegue a Palazzo della Ragione Fotografia di Milano il
viaggio alla scoperta dell’Italia e dei suoi luoghi più belli attraverso
l’obiettivo di illustri firme dell’arte fotografica. Infatti, dopo il capitolo
dedicato alle immagini di fotografi italiani, tocca questa volta ad alcuni tra
i più autorevoli e apprezzati interpreti internazionali, che dai primi decenni
del secolo scorso ad oggi hanno immortalato il Belpaese, svelandone curiosità e
peculiarità.
Ad introdurre l’itinerario fotografico, Henri
Cartier-Bresson, indiscusso maestro, e il suo viaggio in Italia, durato oltre
trent’anni. Insieme ad altri 35 autori restituisce l’”immagine” del nostro Paese in termini artistici, culturali,
paesaggistici e storici. 7 le aree tematiche che ripercorrono un arco temporale
di quasi ottant’anni e all’interno delle quali si sviluppa una storia indiretta
della fotografia e dell’evoluzione dei suoi linguaggi, complice la viva voce
dei grandi artisti esposti.
Questo lungo viaggio inizia, per l’appunto, con un
autoritratto di Henri Cartier-Bresson del 1933: il suo sogno umanista di
fermare il tempo, di cogliere il momento decisivo nel flusso in divenire della
realtà influenzerà a lungo la fotografia di tutto il mondo e sarà adottato da
generazioni di fotografi.
Dopo di lui, il reportage di Robert Capa al seguito
delle truppe americane durante la Campagna d’Italia del 1943, segue l’elegante
rilettura del mondo della fede affrontato da David Seymour e il fascino
che un’Italia minore esercita su Cuchi White, ancora studentessa di
fotografia. Poi la visione umanista si stempera nelle luci classiche del
racconto di Herbert List o nella destabilizzazione della visione di William
Klein che entra da protagonista nel provocatorio racconto di Roma del 1956.
Infine Sebastião Salgado che, con la consueta magistrale capacità di
rileggere la realtà degli uomini, racconta l’epopea degli ultimi pescatori di
tonni in Sicilia.
Si passa poi alla fascinazione per la fotografia in
bianco e nero nella quale la narrazione si allontana dal reportage ma conserva
intatta la poesia della visione classica: è il viaggio di Claude Nori
che ripercorre le strade dei ricordi sul litorale adriatico alla ricerca di
radici familiari ma è anche la visione della capitale di Helmut Newton
che in “72 ore a Roma” ricrea una passeggiata notturna nel centro monumentale
della città.
Le città d’arte e cultura italiane diventano poi terreno
di interpretazione e di sperimentazione dei molti linguaggi che la tecnologia
contemporanea offre oggi alla fotografia. Alexey Titarenko racconta una
Venezia magica, Abelardo Morell, ad esempio, utilizzando le tecniche del
“foro stenopeico”, crea visioni nelle quali interni ed esterni si sommano, Gregory
Crewdson riscopre la fotografia in bianco e nero per interpretare
Cinecittà, Irene Kung invece ricrea un’atmosfera onirica per ritrarre i
monumenti del passato e del presente di Milano.
A introdurre il quarto itinerario, affidato ad autori che
utilizzano quello che per consuetudine viene definito “linguaggio
documentario”, è Paul Strand, che con Cesare Zavattini ha realizzato una
delle più straordinarie opere dedicate alla realtà contadina: Un Paese
del 1953. Strand, attraverso ritratti, still life e paesaggi conserva la storia
di un piccolo centro emiliano, Luzzara. A cinquant’anni di distanza ma con lo
stesso intento Thomas Struth ritrae il centro storico di Milano e Joan
Fontcuberta si dedica ai gabinetti delle curiosità dei Musei scientifici di
Bologna e di Reggio Emilia.
Il Grand Tour continua toccando anche una
fotografia più disturbante, quella dei disagi esistenziali e degli scempi
architettonici: Art Kane, che progetta immagini-sandwich che raccontano
la scomparsa di Venezia e di Michael Ackerman che racconta invece in una
lunga sequenza un doloroso incontro napoletano.
Fanno da contraltare a queste immagini numerosi autori che
rileggono il nostro Paese con sguardo positivo: Joel Meyerowitz racconta
le luci magiche della Toscana e arricchisce le sue immagini con il contributo
poetico di Maggie Barret, Steve McCurry, a Venezia, è affascinato
dall’alchimia estetica che si crea tra le persone e l’ambiente e Martin Parr
invece, sulla costiera Amalfitana, gioca con l’immagine dei turisti che si
dedicano a ritrarre se stessi sullo sfondo di straordinari paesaggi.
Chiude idealmente il percorso espositivo la narrazione
autobiografica: Nobuyoshi Araki, anche lui affascinato da Venezia, si
fotografa con le maschere del carnevale e racconta in chiave soggettiva i suoi
incontri. Sophie Zénon ripercorre la storia della sua famiglia,
costretta a emigrare, affiancando i ritratti dei suoi nonni ai loro luoghi di
provenienza e infine Elina Brotherus e i suoi autoritratti nel paesaggio
che si ricollegano all’inizio dell’itinerario, ossia allo stupefacente e
modernissimo autoritratto di Henri Cartier-Bresson.
Henri Cartier-Bresson e gli
altri
I grandi fotografi e l’Italia
Fino al 7 febbraio 2016
Palazzo della Ragione, Piazza Mercanti, Milano
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