Gian
Paolo Barbieri di diritto
protagonista della scena culturale milanese con un’esclusiva selezione di
lavori che attestano la sua cifra stilistica nonché l’impronta indelebile da
lui lasciata nel mondo della moda. Alcuni di questi, inoltre, sono inediti e
appartengono alla nuova pubblicazione “Skin”,
edita da Silvana Editoriale. Teatro privilegiato dell’esposizione, lo Spazio
Montebellotrenta che dal 10 novembre al 21 novembre ospita questa particolare
retrospettiva, realizzata con il prezioso supporto di 29 Arts in Progress.
Un viaggio onirico nell’arte fotografica
di Gian Paolo Barbieri, che ripercorre passato e futuro, soffermandosi sul
presente con un nuovo lavoro quasi introspettivo, per così dire intimo e
personale. Visioni metafisiche di ricordi, dediche, esperienze culturali di cui
egli stesso, per tutta la vita, è stato allievo e interprete. È come se ora
volesse regalare al suo strumento amato - la camera fotografica - la
possibilità di reinventare immagini già acquisite durante la sua vita e che
hanno segnato indissolubilmente il percorso visionario intrapreso.
Pertanto, non più istantanee di
sensualità, ma descrizione di situazioni, momenti ed eventi fermati nella
mente, ricordi di impressioni avute nei musei, esperienze da letture notturne.
Skin
diviene così poesia pura: una poesia per tanto tempo nella sua mente ed ora
espressione figurata di un genio sublime e di un estro senza eguali.
Sempre fedele al suo “credo”, secondo cui
l’immagine deve essere costruita sia dentro lo studio che in esterni, Gian
Paolo Barbieri invita a un percorso che questa volta, a parte la solida qualità
che fa di ogni foto un capolavoro, incita il nostro intelletto a rispolverare
anche le nostre memorie.
Un disegno di Cocteau, un quadro di
Gauguin o di Manet, eroi e semidei della mitologia greca, rivisitati da pitture
o da statue del Rinascimento e del Barocco; ma anche dediche ad altri grandi
fotografi, ricordi da scene di film importanti, personaggi che hanno lasciato
un’impronta fondamentale nella nostra storia, ricreazioni di situazioni
letterarie, si sviluppano e si dispiegano in un ventaglio di meraviglie, in una
galleria dove la sua fantasia cavalca il Pegaso di un immaginario che ha sempre
solide radici nella memoria, come se volesse dirci che nulla nella vita - e
nulla particolarmente nell’arte - nasce da partenogenesi.
Così Gian Paolo Barbieri sviluppa le sue
sensibilità: dalla soavità di un ritratto di Bronzino alla scena del primo atto
di Don Giovanni, visto da Fragonard, dove ti pare sentire Donna Anna cantare
con Mozart “non sperar se non m’uccidi ch’io ti lasci fuggir mai”; dalla
sensualità nascosta ma non troppo dei dipinti di Bruce Sargeant alla divina
amoralità della Salomè di Oscar Wilde dipinta da Léon Herbo, passando per la
dolcezza della solitudine di Birdy di Alan Parker con Matthew Modine, le
rivoluzioni sconvolgenti di Andy Warhol, la violenza quotidiana di Quentin
Tarantino o di Trainspotting di Danny Boyle con Ewan McGregor, fino ad arrivare
a personaggi reali come George Brummel e La Bella Otero, incurante spesso della
verità descrittiva al punto da cambiare qualche volta il sesso o il colore
della pelle ai personaggi, come alla Danae, al Minotauro o all’Adamo della sua
Creazione. Una narrazione tutta sua, in perfetto stile Gian Paolo Barbieri, dove
la dolcezza e la violenza si mescolano e si colgono sotto un unico aspetto:
quello della bellezza.
Perché questo è l’unico aspetto che per il
fotografo è legge.
Nessuna tentazione verso la facile volgarità di effetto, ma
tutto costruito dalla luce, tratto distintivo della sua arte. La luce, che con
una maestria eccelsa egli usa per dipingere, scolpire e creare le sue immagini
nello spazio.
Immagini, che per quanto costruite al minimo particolare, non
perdono mai l’essenza dell’istante, respirano la loro attualità e sentono la
pulsazione della vita sotto la loro “pelle”.
Questo è il tocco del maestro. Far
rievocare allo spettatore sensazioni, come “déjà vu”, attirarlo nel
mondo del suo immaginario, farlo perdere in un labirinto di doppie esperienze,
dove quella del creatore e quella dello spettatore si mescolano e originano
emozioni, come in un teatro silenzioso, quando la sola immagine è sufficiente
ad esprimere molto di più che di un testo declama.
Il tocco di Barbieri è
quello che l’antichità ellenica ha eletto per secoli a dogma: la bellezza.
Così
diventa testimone importante la foto del Narciso, anche Barbieri si guarda
nello specchio d’acqua, preferendo suicidarsi dentro la sua stessa amata bellezza
che tradire i suoi ideali.
Skin
by Gian Paolo Barbieri
Dal
10 al 21 novembre 2015
Lunedì
- Venerdì: 11.00 – 20.00 Sabato: 10.00 – 19.00
Altri orari su appuntamento.
SPAZIO
MONTEBELLOTRENTA Via Montebello 30, Milano
Per gentile concessione 29 Arts In
Progress
Uno speciale ringraziamento
alla proprietà di Spazio Montebellotrenta per l’ospitalità e la gentile
concessione dello spazio.
Gian Paolo Barbieri
Gian Paolo Barbieri nasce a Milano nel
1938, in una famiglia di grossisti di tessuti. Proprio nel grande magazzino di
tessuti di suo padre acquisisce quelle competenze che gli saranno utili per
sviluppare il senso di fotografia di moda classicamente inteso. Come per altri
grandi, è il teatro ad esercitare un potente fascino sulla sua fantasia, tanto
da farlo iscrivere alla scuola di recitazione del Teatro Filodrammatici, tra il
1956 e il 1957. Il cinema americano degli anni ’50
costituisce per lui una base importante: i drammi di Tennessee Williams o
attori come James Dean, Marlon Brando o ancora Lana Turner e Ava Gardner, donne
bellissime illuminate da una luce tutta particolare che le rendeva ancora più
affascinanti. Ed è sempre la settima arte a dargli il senso del movimento e
l’occasione di portare la moda italiana in esterno, dandole un’anima diversa. Frequenta
la Roma della “Dolce Vita”, dove per mantenersi fotografa le starlette emergenti.
Dopodiché si trasferisce a Parigi dove incontra il fotografo di “Harper’s
Bazaar” Tom Kublin a cui fa da assistente per un periodo breve ma intenso. Tornato
in Italia, nel 1964 apre uno studio a Milano e comincia a lavorare nella moda,
facendo campionari. La sua cifra stilistica è da subito inconfondibile,
raffinata e visionaria tanto da meritarsi la pubblicazione di servizi fotografici, su “Novità”, la rivista
che in seguito, nel 1966 diventerà “Vogue Italia”. Da questo momento comincia a
collaborare con la Condé Nast, pubblicando anche su “Vogue Paris” dal 1973. Nel
1968 vince il Premio Biancamano come migliore fotografo italiano e il
settimanale “Stern” lo inserisce tra i quattordici migliori fotografi di moda
nel panorama internazionale. Realizza campagne pubblicitarie per marchi
importanti come: Elizabeth Arden, Chanel, Dolce & Gabbana, Mikimoto e tanti
altri, in cui riesce a trasformare ciò che ritrae in immagini ideali, con
richiami continui al cinema anni Trenta e Quaranta. A lui il plauso d’aver
ideato e realizzato con Valentino il moderno concetto di pubblicità di moda,
creando set ad hoc per campagne che andavano a riprodurre e interpretare le collezioni
degli stilisti (celeberrimo il caso delle montagne di semolino che dovevano
evocare le dune del deserto da cui svettava una meravigliosa Mirella Petteni in
Valentino). Negli anni ’80 lavora a stretto contatto con il mondo della moda,
collaborando con Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Giorgio Armani. Negli anni ’90 compie diversi viaggi in
paradisi tropicali come Tahiti, Madagascar, Seychelles e Polinesia, da cui
nascono dei meravigliosi libri fotografici in cui racconta luoghi e realtà
lontane con il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e
siano spesso immediate o fugaci, sono così “perfette” da sembrare fatte in
studio. Gian Paolo Barbieri riesce ad unire la spontaneità di quella gente e di
quei luoghi all’eleganza e allo stile tipici della sua cifra, combinando
sapientemente la spontaneità della fotografia etnografica e il glamour della
fotografia di moda. Fotografie
considerate vere e proprie opere d’arte tanto da essere scelte da David Bailey per essere esposte
all’interno del Victoria and Albert Museum di Londra e nel Kunsforum di Vienna.
29 Arts In Progress
29 Arts In Progress, galleria londinese
che si propone come piattaforma globale per tutti gli operatori dell’arte
contemporanea. Con la filosofia e la missione di contribuire attivamente allo
sviluppo dell’arte contemporanea nel mondo e ponendosi quale ambassador della
diversità e contaminazione culturale che l’arte permette, 29 Arts In Progress
garantisce i più elevati standard organizzativi e artistici nel business
dell’arte, sostenendo la crescita di artisti contemporanei di talento
attraverso l’attenta cura di inedite esperienze artistiche nell’ambito delle
mostre temporanee e permanenti che organizza in tutto il mondo.
Attraverso tali esperienze, 29 Arts In
Progress è la piattaforma che avvicina artisti, curatori e gallerie d’arte,
offrendo servizi di qualità a collezionisti, intermediari e investitori
interessati all’acquisto di opere d’arte uniche.
Spazio Montebellotrenta è parte di un elegante palazzo
dei primi del ‘900, circondato da un delizioso giardino, in zona Brera, nel
pieno centro di Milano. Un accurato lavoro di rinnovamento ne ha prima
riportato alla luce la bella struttura originaria, con le sue ampie aperture
sul giardino privato, per poi, successivamente, dotarlo di un sofisticato
up-grade tecnologico di ultima generazione progettato completamente a
scomparsa, allo scopo di non alterarne superfici e volumi.
La climatizzazione degli ambienti,
gli effetti musicali e l’illuminazione risultano così perfettamente integrati
nelle geometrie minimali del soffitto luminoso, creando di volta in volta
atmosfere personalizzate.
Il pavimento in marmo avorio, con le sue cornici
scure a contrasto, e una scala in ferro dalle linee déco conferiscono agli ampi
interni un elegante sapore retro.
Progettazione e
ristrutturazione a cura dello Studio 8&A architetti, fondato da Anna Barile
e Antonio Ottoboni
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