“Senza curiosità non v’è stupore per la vita e tutto scivola via quasi senza sapore e colore. È una delle prime cose che ho imparato. La mia passione per la ritrattistica nasce proprio da questa ‘fame’. Fame di curiosità”. Parole di Bob Krieger, personaggio poliedrico e cosmopolita, amante della vita, curioso e visionario al punto tale di trovare in ogni aspetto esistenziale tratti particolari, degni di suscitare un interesse dapprima personale e collettivo poi. Le sue immagini hanno fatto la storia della moda, i suoi ritratti hanno colto l’intimità dei personaggi più celebri al mondo: opere d’arte che trasudano vita, amore, intensità. Un genio del Novecento, venuto dall’Egitto, nipote di Giuseppe Cammarano – uno dei grandi pittori della scuola napoletana, tra i fautori della reggia di Caserta, nato e cresciuto in un milieu interculturale, caratterizzato dall’incontro armonioso di Occidente ed Oriente.
Un percorso, quello della fotografia, iniziato su sollecitudine
della zia Nelly
e che l’ha portato a divenire uno degli eccellenti interpreti dei nostri tempi.
Più che un fotografo di moda, ama
definirsi un fotografo storico, complici probabilmente gli scatti in cui ha
immortalato negli anni i diversi personaggi – dai suoi famigliari a volti noti
dello showbiz e dell’attualità. Amante delle forme espressive nella loro
totalità d’essere, Bob Krieger realizza
anche opere a tecnica mista come Delle gioie e delle pene, un nudo
imprigionato in una rete metallica dalle cui giunture scaturiscono oro e color
del sangue. "Un lavoro nato dall’incontro con una persona speciale, che
mi ha cambiato la vita” spiega l’artista, "una storia d’amore
intensa, che dura tuttora. Con quest’opera ho voluto esprimere come mi sentivo,
imprigionato da una forza travolgente, luminosa ma anche dolorosa. In basso a
destra, una chiave: un simbolo di libertà con cui consegno l’interpretazione
allo spettatore”. I suoi lavori più
che dettati da un susseguirsi di eventi sono guidati dal cuore: da lì
prendono vita e a lì ritornano.
I ritratti, le opere, le
foto di moda sono la grande famiglia di Bob Krieger, i cui componenti,
dialogando tra loro, raccontano un’epoca. Ma venendo alla moda, l’artista ne
traccia la storia, intrecciandola a quella dell’Italia: dall’haute couture di
Valentino del 1974 alla prima sfilata ripresa su diapositiva di Armani nel
1982, dagli scatti alle più importanti modelle a quelli ai grandi stilisti
italiani, dal ritratto di Gianni Agnelli a quello di Anita Garibaldi di fronte
a cui campeggia, grande come un sole, l’occhio di Emanuele Filiberto di Savoia.
Un omaggio all’Italia prima ancora che
alla moda, a un Paese in cui Bob Krieger crede molto: “l’arte scorre naturale nel
sangue degli italiani, gli appartiene. Moralmente, non siamo migliori né
peggiori di altri, solo dovremmo smettere di usare la scusa che in Italia le
cose non funzionano per non far nulla”. L’Italia rappresentata da Krieger è un’Italia di cui andare fieri: ai
ritratti di grandi personaggi internazionali come Bill Gates o il pianista Lang
Lang affianca quelli di celebri volti italiani, da Carla Fracci a Giorgio
Gaber, passando per Dacia Maraini e Vasco Rossi. E quasi tutti con le mani
in primo piano, dettaglio espressivo fondamentale nella poetica dell’artista. Un’attenzione ai dettagli, la sua, che si
traduce in amore per la tecnica fotografica. "Il fotografo è un mestiere che oggi non esiste quasi più. Prima,
ogni scatto aveva un costo, e questo rendeva indispensabile la padronanza della
tecnica e un certo senso di responsabilità che, come in tutte le cose, viene a
perdersi quando la riproducibilità diventa gratuita. L’autofocus è stato il
dramma degli aspiranti fotografi”. Nasce
forse da qui la voglia di sperimentare tecniche che contribuiscano a rendere
uniche le opere. Come la stampa su oro dei nudi Profilo e Lotus
(scherza Krieger: "Un amico vedendoli mi dice, "mi dai il suo
numero di telefono?” e io "certo, ma mi devi fare una promessa: la chiami
davvero”. Oggi la modella dovrebbe avere più di settant’anni, le farà certo
piacere la telefonata di un ammiratore…”).
Un’immortalità ottenuta con la tecnica e gli omaggi resi ai
grandi modelli del passato. Canova, Rodin, Klimt sono i più amati e presenti: ne sono un esempio le
celebri immagini della modella Veruschka
- ritratta come una dea greca – così come i più recenti ritratti di Gabriella,
Umberta e Sandra. La
mitologia è presente anche in molte delle opere più attuali che combinano la
fotografia con la materia del colore, unione di elementi che sembra
rispecchiare l’animo complesso di Krieger: anche lui come il suo Tuffatore,
resta immobile eppure cattura il movimento e - trasudando oro e argento - regala
l’immortalità ai suoi soggetti.
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