martedì 14 maggio 2013

ABOUT_Christian Dior: savoir, faire, vivre









Habiter une maison qui ne vous ressemble pas, c’est un peu comme porter les vêtements d’un autre” era solito affermare Monsieur Christian Dior. Per lui, infatti, era vitale che vi fosse una corrispondenza tra gli spazi abitativi e la propria personalità, così come tra essa e gli abiti indossati. Una concezione artistica e architettonica, alla base di ogni sua ispirazione, sia nella moda che fuori. È così, quindi, che si scopre un’ulteriore vocazione del grande couturier, devoto al bello in tutte le sue accezioni.
In particolare, Monsieur Dior non ha mai nascosto il forte attaccamento alla casa d’infanzia, fortificazione di ideali e valori per lui fondamentali per la definizione del suo particolare percorso creativo. Un ricordo tenero e, al tempo stesso, meraviglioso, che l’ha accompagnato per mano nel cammino della vita, segnandolo in maniera inequivocabile.
A fianco della vocazione sartoriale, egli non ha mai perso di vista la fascinazione per l’architettura: il gusto per le dimore e la decorazione, il senso de l’art de vivre e la passione per i quadri, ne hanno forgiato lo spirito, inducendogli il culto del confort, del benessere, della convivialità, del saper vivere…in poche parole, di uno stile di vita raffinato e a lui ampiamente famigliare in quanto sperimentato proprio negli anni della sua infanzia.
Uno stile di vita che ha traghettato nel côté creativo, cominciando proprio con l’emblematico indirizzo parigino: 30 Avenue Montaigne. Nella sua Maison, egli ha trasferito dettagli precisi e meticolosi, gli stessi che si possono ritrovare nei suoi abiti, generando una perfetta commistione tra couture e personalità. Qui convivono lo stile e i colori che hanno caratterizzato il periodo della sua infanzia trascorso nella Ville Lumière: si tratta di un neo Luigi XVI, tipico degli anni compresi tra il 1900 e il 1914, tripudio di boiserie bianche, mobili laccati bianchi, tinture grigie, porte in vetro intagliato.
Con i guadagni iniziali, Monsieur Dior compra la sua prima casa, il mulino di Coudret, vicino Milly-la-Forêt: una vera dimora rurale, nata dalla terra e per la terra, per la vita dei campi, simile a quella in cui era solito trascorrere brevi periodi visitando i parenti. Il mulino diviene ben presto il suo buen retiro, in cui trovare ispirazione per le collezioni nonché rifugio adorato dai suoi amici: Raymonde Zehnacker, Mitza Bricard, André Levasseur, Marlene Dietrich, Jean Cocteau, René Gruau. Una volta affermatosi come couturier, Dior capisce che è ora di cambiare indirizzo, trovandone uno consono al suo nuovo status. Opta per un hotel particulier, situato in boulevard Jules Sandeau, contemplato dallo stilista in tenera età dalla casa dei nonni poco distante. “Riconobbi il balcone con le colonne, che tanto aveva incantato i miei anni giovanili…aveva un giardino d’inverno dove vidi, insieme, piante e fiori particolari come le kentia e le peonie di Granville”. Questo spazio diventa per Christian Dior la quintessenza delle sue preferenze in termini di gusto, su cui troneggiano la moltitudine cromatica e le tele di Matisse. Qui è solito ricevere i suoi amici – Laurence Olivier, Vivien Leigh, Henri Sauguet, Francis Poulenc, Boris Kochno, Denise Tual – attorno a un tavolo, servendo loro menu e pietanze curate personalmente.
Acquista, inoltre, la proprietà della Collina Nera, vicina a Callian. Un luogo unico nel suo genere, ideale per ritirarsi un giorno, ritrovando, sotto altre spoglie, il giardino che ha protetto (e influenzato) in maniera indelebile la sua infanzia. Un sogno che, purtroppo, resterà tale. Tuttavia, questa dimora, attorno alla quale il couturier in persona aveva dato vita a vigneti, come tutte le altre diviene per lo stesso l’inizio della tanto idolatrata ricerca dei ricordi e della creazione di quell’idillio giovanile.
Così, come i suoi abiti rinnovano ogni giorno quello slancio vitale verso una femminilità eterna e una sensualità rivisitata, allo stesso modo le sue dimore non sono tanto rivolte verso il futuro quanto a un fedele recupero di un paradiso perduto.
È così che Christian Dior rivela il suo lato proustiano, che vede nella ricerca del tempo perduto l’ideale di uno stile di vita da riproporre nel futuro, prendendone le peculiarità e donando loro una magica eternità protratta oltre ogni umano limite. 

Nessun commento:

Posta un commento