Discendente
da una famiglia di origine francese, lo
stilista italiano Federico Forquet nasce e
cresce all’ombra del Vesuvio, a contatto con il bel mondo e i salotti che
contano. La sua famiglia, infatti, nel 1789 si trasferisce a Napoli per
sfuggire alla rivoluzione: uno dei suoi antenati diviene ministro di Ferdinando
IV di Borbone.
A
sei anni comincia a studiare pianoforte al Conservatorio, sviluppando una
particolare affinità con la musica, che diventa la sua grande passione. Poi,
appena ventenne, la svolta: ama trascorrere il tempo disegnando. Si tratta
inizialmente solo di schizzi, che però riscuotono l’ammirazione di Balenciaga, presentatogli da un amico a
Ischia. È il 1955. Il grande sarto lo
invita a bottega nel suo atelier parigino, dove già cominciano a muovere i
primi passi Ungaro e Courrèges. Decide così di abbandonare l’Università,
lavorando a fianco del maestro che all’epoca rappresentava il massimo livello
dell’haute couture. Trascorre due stagioni nella Ville Lumière, dopodiché il rientro in Italia e, per la precisione,
a Roma, dove continua ad apprendere ed affinare il mestiere da Fabiani e,
successivamente, lavora per Irene Galitzine.
Nel 1962 si sente pronto per il debutto,
che avviene sulla passerella della celeberrima Sala Bianca di Palazzo Pitti.
Un trionfo: sfila un bon ton
accompagnato da una personalissima nota chic, che rende omaggio a una donna
charmante e seducente al tempo stesso. Per dirla breve, il suo è lo
stile dell’eleganza. È qualcosa che si spinge oltre il mero perfezionismo formale e approfondisce la
semantica del gusto e della raffinatezza, paradigmi che vanno al di là
dello scorrere del tempo, restando immutabili nelle stagioni della vita. Irene Brin lo celebra scrivendo “Il Dior italiano si chiama Forquet”. Da quel debutto in poi si ricordano
memorabili esercitazioni di grande livello: abiti in alcuni casi considerati
difficili, proprio per quella raffinatezza fatta di tagli puliti e precisi. Un invito subliminale a vestirsi di
linearismo, quando alcuni colleghi prediligono un’ispirazione barocca. Le
clienti sposano appieno il suo stile: teste coronate, principesse e regine,
miliardarie e dive, first ladies, trovano nelle sue creazioni l’esatta
compensazione di femminilità ed eleganza, di seduzione e raffinatezza. All’estero è una star: la stampa inglese lo
definisce “Frederick the Great”.
Numerose
le innovazioni da lui apportate e introdotte nella moda e che hanno segnato
inesorabilmente la sua evoluzione: i
primi hot pants sono merito suo così come il suo nude look anticipa quello
tanto osannato di Yves Saint-Laurent. Una giovanissima Ira Fürstenberg, modella d’eccezione, sembra vestita di aria
colorata; le trasparenze di gonne e pantaloni si accompagnano a top di sole
collane.
Nel frattempo,
con inesorabile frenesia, si susseguono le stagioni della moda: è l’avvento del
prêt-à-porter e Forquet, solista del costume, chiude
il suo atelier nel 1972. Ha sempre fatto tutto da solo, non ha mai avuto un assistente, né
un disegnatore, non solo per i modelli, ma nemmeno per gli accessori e le
stoffe. Sarebbe stato, quindi, impensabile per lui instaurare rapporti con
l’industria. Il business fine a se stesso non è mai interessato a Forquet, che
ha sempre fatto dell’ispirazione, della creatività e della moda nella sua più
autentica accezione i veri pilastri sui quali articolare la sua attività.
Segue una breve parentesi nel corso della quale disegna tessuti
per arredamento, dopodiché la permanenza a Roma si dirada: preferisce risiedere
nella bella casa che si è costruito nei dintorni di Siena, dove scopre un’altra
stimolante vocazione: i giardini. Con
amabile maestria disegna il suo: un’armonia di verde, percorso dai colori che
alternano le stagioni. Diviene dunque stilista di giardini per gli amici,
gli amici degli amici. Così vive oggi questo professionista dell’eleganza, fautore dello stile di un’epoca e, al
contempo, antesignano di tendenze che oggigiorno imperano sulle passerelle di
tutto il mondo. Due le clienti rimaste amiche: Marella Agnelli, da sempre considerata l’ispiratrice della sua
moda, e Allegra Caracciolo, per un
periodo sua collaboratrice. Nessun rimpianto, se non il desiderio di rivivere
le emozioni del passato. Numerosi i ricordi di stilisti che negli anni a venire
hanno fatto grande la moda italiana. Uno su tutti, quello di Giorgio Armani, che gli elogia per lo stile pulito e la seduzione intelligente:
un mix congeniale a entrambi.
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