giovedì 13 giugno 2013

ABOUT_Il rossetto e la sua storia








Senza rossetto con te non ci parlo” affermava Isabella Blow, quasi a riconoscerne la sovranità nel regno del make-up femminile, eleggendolo il cosmetico par excellence. Un mix di pigmenti, oli, cera ed emollienti che rende glamour in semplici mosse, già solo nell’istante in cui lo si estrae poco per volta dall’astuccio e lo si applica sulle labbra.
5000 anni e non dimostrarli: questa la sua età. Una storia nata in Mesopotamia e proseguita tra le più nobili civiltà, passando per la Valle dell’Indo, l’antica Grecia, l’Egitto con Cleopatra e la sua formula a base di pigmenti di coleotteri e formiche, per arrivare a Poppea e al suo belletto derivato dal fuco, un’alga color porpora potenzialmente velenosa, e da sedimenti di vino rosso. Offuscato per ovvi motivi durante le invasioni barbariche e nel Medioevo (pena l’accusa di devozione satanica), il rossetto torna in auge col Rinascimento nella Firenze di Cosimo I (1519-1574) con la teoria che la bocca debba essere piccola, con labbra medie di color vermiglio. Spopola nell’Inghilterra di Elisabetta I (1558-1603), la quale ne possiede una ricetta segreta: cocciniglia, gomma arabica, albume e latte di fico. Una popolarità che tramonta all’inizio del XVII secolo quando viene giudicato uno strumento di contraffazione estetica, utilizzato per trovare marito: il Parlamento inglese vara una legge con cui processare per stregoneria le donne che, complici i cosmetici, hanno sedotto un uomo al punto da indurlo al matrimonio. Ma il barocco, con i suoi fasti pomposi, lo riporta in prima linea: a corte va di gran moda il trucco pesante, esasperato dalle altissime parrucche (Mme de Pompadour docet). Stesso clima nell’Inghilterra del tempo dove, secondo Sir Henry Beaumont, “..le labbra non devono essere dello stesso spessore..con un rosso vivace a colorarle..come un bocciolo di rosa che sta iniziando a schiudersi”. Un bocciolo che appassisce con i proibizionismi ottocenteschi, diventando appannaggio di prostitute e attori eccezion fatta per i benestanti che si permettono trasferte parigine nella maison Guerlain a comprare pomate per labbra.
Il ‘900 è la svolta: si realizza il primo astuccio metallico (1915); Max Factor inventa il trucco cinematografico (1914), introduce il lip gloss (1928), il primo pennellino applicatore (1929), Tru-Cola - rossetto a lunga durata (1940) - e tre nuances con cui soddisfare bionde, brune e rosse; Revlon lancia la prima pubblicità (1952). Inizia il sodalizio col cinema: Marlene Dietrich in “Disonorata” (1931) affronta il plotone di esecuzione rinfrescandosi il colore delle labbra; Lana Turner ne “Il postino suona sempre due volte” (1946) è la dark lady che, progettando di uccidere il marito con la complicità di John Garfield, muore tragicamente stringendo a sé l’alleato di bellezza; Elizabeth Taylor, prostituta d’alto bordo in “Venere in Visone” (1966), scrive “No sale” sullo specchio col rossetto; Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany” (1961), prima di recarsi nel carcere di Sing Sing, lo estrae dalla cassetta della posta insieme a uno specchio per darsi una ritoccata lampo. Con buona pace della paternità maschile di Jack Lemon e Tony Curtis in “A qualcuno piace caldo” (1959) e del trionfo di Tim Curry in “The Rocky Horror Picture Show” (1975) alle prese con guêpière e gloss. Sexy quanto Kim Basinger in “9 settimane e 1/2” (1986); settecentesco per Glenn Close ne “Le relazioni pericolose” (1988); d’alto bordo per Julia Roberts in “Pretty Woman” (1990); goloso con Juliette Binoche in “Chocolat” (2000); splendente come Nicole Kidman in “Moulin Rogue!” (2001). Iconico da conquistare il mondo della musica, troneggiando in svariati titoli: Lipstick Killers/New York Dolls, Lipstick Lies/Pat Benatar, Lipstick Vogue/Elvis Costello, Lipstick Sunset/ John Hiatt, Traces of my Lipsitck/Xscape. Iconico da divenire tacco per le décolletés di Alberto Guardiani. Un magnete di significati dal grido evocativo, immortale nel tempo e impassibile alle mode. 

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