martedì 18 dicembre 2012

PEOPLE_Schuberth e lo stilista-divo








Nel momento in cui si parla della nascita del made in Italy e della celeberrima sfilata del 12 febbraio 1951 nella Sala Bianca a Firenze, a firma di Giovanni Battista Giorgini, non si può non citare Emilio Federico Schuberth, sarto napoletano che ha affermato e legittimato la moda italiana nella sua ragione d’essere.
Il suo tratto distintivo, lo stesso che rimarca il suo stile, risiede nell’innato senso dello spettacolo e nella sublime conoscenza sartoriale, ereditata dalla scuola napoletana. Muove i suoi primi passi negli anni ’30 presso l’atelier Montorsi, dove si occupa del settore biancheria, ricorrendo all’utilizzo di raffinate combinazioni di seta e merletto. Nel 1938 decide di intraprendere la propria strada, seguendo una vocazione per la moda che diviene sempre più impellente: apre, così, un negozio di modisteria con la giovane moglie, in via Frattina. In men che non si dica le richieste delle sue clienti si moltiplicano a vista d’occhio, complice un sano passaparola, tanto da indurlo a inaugurare un atelier di alta moda in via Lazio. Non è passato nemmeno un anno che si trasferisce in via XX Settembre.
Il suo stile è unico: ama il lusso nel tessuto e nei ricami e possiede un’abilità innata nel mescolare tecniche e materiali. La sua, è una donna classica: vita sottile, busto importante, spalle rotonde, ma, al tempo stesso, anche molto romantica. La moda di Schuberth è fastosa, vi si fondono elementi ottocenteschi e hollywoodiani. Una caratteristica molto apprezzata da regine e star del cinema: celeberrimo e curioso l’aneddoto su Soraya, per la quale – in fuga dalla Persia con lo Scià – aveva preparato, in una sola notte, un guardaroba degno di un’imperatrice, per l’appunto. Cliente fisso è stato anche re Faruk d’Egitto, che ha vestito da Schuberth le sue mogli e le sue amanti. Per Maria Pia di Savoia ha invece realizzato una parte del corredo delle nozze. Ha vestito Brigitte Bardot e Martine Carol. È stato amato dalle soubrette, divenendo l’artefice degli abiti per il “gran finale” delle riviste musicali. Sono suoi gran parte degli abiti di Wanda Osiris, Elena Giusti, Silvana Pampanini, Valentina Cortese, Lucia Bosé, Silvana Mangano e Lorella De Luca. Sono state sue clienti anche Gina Lollobrigida e Sofia Loren.
Nel 1949 sfila a Palazzo Grassi nell’ambito del Festival di Venezia, mentre il suo atelier diviene il luogo privilegiato di frequentazioni di figurinisti e costumisti del calibro di Jon Guida, Costanzi, Pascali, Pellizzoni, Balestra, De Barentzen, Lancetti, Guido Cozzolino, Ata de Amgelis, Folco e Miguel Cruz. Non manca nemmeno il debutto sul grande schermo: nel film Era lui sì, sì di Metz e Marchesi del 1951, impersona se stesso mentre prova un abito all’esordiente Sofia Loren.
Agli eventi mondani, era solito presentarsi seguito da dodici indossatrici vestite con le sue creazioni. Amava sfoggiare gioielli, non tanto per esibizionismo quanto per calamitare l’attenzione dei media. Ha partecipato al popolare programma televisivo Il Musichiere sia come costumista che come protagonista, cantando Donna, cosa si fa per te.
Eclettico al punto giusto per non disdegnare ogni forma d’arte, nel 1957 rafforza la sua vocazione per la moda, siglando per il mercato americano e tedesco un accordo con Delia Biagiotti, madre della nota stilista Laura, per l’esportazione dei suoi modelli pronti.
Sensibile alla moda in tutte le sue forme d’espressione, decide di declinarla anche in inconfondibili note olfattive, firmando il profumo Schu-Schu, la cui campagna pubblicitaria porta la firma dell’indimenticabile René Gruau.
Nel 2011, nell’ambito della 67esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il docufilm fuori concorso “Schuberth – L’atelier della dolce vita” a firma del regista Antonello Sarno ne celebra l’estro e la grandezza, mostrandolo come uno dei personaggi chiave della storia della moda italiana, antesignano delle più contemporanee accezioni di stile. 

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