lunedì 23 aprile 2012

PEOPLE_Emilio Pucci: il marchese del colore








Avvicinatosi occasionalmente alla moda, apprezzato prima negli Stati Uniti che in Italia, Emilio Pucci appartiene a tutti gli effetti alla generazione di creatori di moda che traggono dal passato la propria fonte d’ispirazione. Eppure, come confermano i brevetti conservati dall’Archivio centrale dello Stato, le sue creazioni sono un condensato d’innovazioni, e non solo, per la sua capacità di reinterpretare il passato in chiave moderna, ma soprattutto perché aprono una breccia nel rapporto fra moda e industria, lasciandosi alle spalle il tradizionale approccio alla realizzazione degli abiti. Mentre negli atelier è prassi diffusa partire dai modelli per poi selezionare i tessuti con cui realizzarli, il punto di partenza di Pucci nella creazione delle sue collezioni è l’effetto grafico della stampa e la sua resa nei modelli.
Una delle caratteristiche più evidenti delle creazioni di Pucci è l’utilizzo del colore e l’accostamento di tinte contrastanti, che distolgono l’attenzione dalla semplicità dei capi di abbigliamento – pantaloni e camicie di foggia maschile, imitando i contrasti cromatici degli edifici simbolo di Firenze. Tra le più celebri, la collezione Palio: i disegni, realizzati da Pucci o da pittori fiorentini sulla base dell’elaborazione delle sue idee e dei suoi spunti, vengono ingranditi per essere riprodotti sui foulard di seta e colorati in diverse varianti di colore per ciascun disegno. Gli stessi disegni vengono poi scomposti e ricomposti per essere adattati alle dimensioni del tessuto, che cambia in funzione del suo utilizzo. Attraverso questo processo, da un solo disegno originario si possono ottenere effetti grafici e cromatici molto diversi a seconda che dal tessuto si ricavino costumi, pantaloni, camicie o shorts.
Emilio Pucci, marchese di Barsento, nasce a Napoli il 20 novembre 1914, primogenito di una delle più antiche famiglie fiorentine. Dopo gli studi classici, si trasferisce per due anni negli Stati Uniti per studiare prima ad Athens, in Georgia, e in seguito al Reed College a Portland, in Oregon, dove ottiene la laurea in Scienze sociali. Nel 1938 si arruola come ufficiale nell’aviazione italiana e nel 1941 consegue la laurea in Scienze politiche a Firenze. Il suo approccio alla moda avviene in modo del tutto casuale nel 1947 sulle nevi di Zermatt, dove è solito allenarsi con la squadra olimpica. Toni Frissel, nota fotografa di Harper’s Bazaar, lo immortala insieme ad un’amica per la quale ha creato un corredo da sci.
Il successo è immediato e, un anno dopo, nel dicembre del 1948, viene pubblicata sulla stessa rivista la sua prima collezione sportiva. I suoi modelli sono subito acquistati dal department store Lord and Taylor e commercializzati negli Stati Uniti con l’etichetta Emilio of Capri. La stampa e il mercato americani riservano una grande accoglienza ai vestiti pratici e comodi di Pucci. Nel 1949, a Capri, il marchese disegna una collezione mare, impostata sui toni del bianco e del nero, realizzata con seta stampata dal setificio Guido Ravasi di Como. Un trionfo che lo induce nel 1950 ad aprire una boutique alla Canzone del Mare di Marina Piccola, e un atelier nel palazzo di famiglia a Firenze. Nel 1951, prende parte alla sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini a Firenze, alla presenza dei più importanti buyer americani. Da quel debutto è sempre presente alla manifestazione fiorentina fino al 1967, anno in cui preferisce continuare a sfilare nella propria sede di via dei Pucci. Dai primi anni Cinquanta, la sua tavolozza di colori si fa più audace: camicie, pantaloni, foulard, abiti stampati diventano i leitmotiv della produzione boutique, novità assoluta nel panorama internazionale, tanto da procurargli nel ’55 il premio Oscar della Moda dalla Neiman Marcus come migliore creatore dell’anno. Celebri diventano la sua collezione Siciliana del ’56 e quella ispirata al Palio di Siena del ’57.
Fin dall’inizio della sua attività mostra interesse per la sperimentazione sui materiali: nel ’53, con la Legler, produce velluti artificiali e sintetici per pantaloni sportivi e, nello stesso anno, in alleanza con il cotonificio Valle Susa, presenta il wally pliss stampato. Nel ’54 diviene celebre un nuovo jersey in organzino di seta finissimo, realizzato dalla Mabu di Solbiate e dalla Boselli di Como per la confezione di capi ingualcibili e dal minimo ingombro, ideali per la donna moderna. Nel ’60 brevetta un particolare tessuto elastico chiamato “Emilioform”, comodo e leggero, composto da helanca e shantung di seta. Sono di questo tessuto i suoi pantaloni Viva, con passanti sotto il piede e le sue note Capsule di eco spaziale. Sotto un’influenza sempre più spiccata per l’Oriente, nel ’62, propone la prima collezione di Alta Moda, contraddistinta dalla preziosità dei materiali e dalle lavorazioni di ricamo in cristalli Swarovski applicati a mano per modelli che ricordano i pigiama palazzo tanto in voga.
Gli anni ’60 sono gli anni della “Puccimania”, i suoi stampati psichedelici diventano uno status symbol, le sue collezioni s’ispirano alla Pop Art, all’Op Art ma anche alle suggestioni esotiche dei suoi viaggi. È del ’66 il suo primo profumo Vivara, seguito da Miss Zadig (’74) e da Pucci (’77), mentre è del ’68 la decisione di lanciarsi anche nella moda maschile, firmando un accordo con Ermenegildo Zegna. Inventore del total look ante litteram, Pucci ha firmato licenze per accessori e oggetti di ogni genere: dalla lingerie per la Formit alla porcellana con Rosenthal, dai tappeti per la Dandolo Argentina alle penne per la Parker, dalle spugne Springmaid per Spring Mills, alla linea di uniformi per le hostess delle compagnie aeree Brantiff e Qantas, fino alla realizzazione della Ford Lincoln Continental Mark IV e della Vespa Pucci. Nel ’71 gli viene chiesto di disegnare il logo per la missione spaziale Apollo 15 per la Nasa.
Dagli anni ’80 lo affianca nell’attività creativa la figlia Laudomia. Gli anni ’90 segnano vedono protagonisti suoi stampati di un vero e proprio revival, che porta la sua moda a una nuova consacrazione.

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