giovedì 19 aprile 2012

ABOUT_La rivoluzione della moda













Oggigiorno siamo abituati a due appuntamenti annuali con le presentazioni delle collezioni primavera/estate e autunno/inverno. A questi si assommano i lanci delle pre-collezioni, delle linee cruise, o ancora di speciali capsule collection nate spesso dalla collaborazione di guest star designer che one shot hanno collaborato con una o l’altra maison. Non mancano poi le linee dedicate o tributo a un particolare anniversario o a una memorabile icona glamour che per il passato della griffe significano ed evocano molto più di un semplice must have, assurgendo alla rappresentazione simbolica di un vero e proprio pezzo di storia.
Questo è oggi…ma come è nata la moda nel mondo - e soprattutto in Italia - concepita nel senso che in un certo qual modo intendiamo ancora noi?
Internazionalmente parlando, nel corso degli anni ’50 due giovani talenti creativi s’impongono sulla scena dell’haute couture parigina: Pierre Cardin e Yves Saint Laurent. Il primo – italiano di nascita ça va sans dire - ha rivoluzionato l’Alta Moda con l’introduzione di linee geometriche e l’utilizzo di nuovi materiali – come il vinile del suo space lookfino ad allora considerati sacrileghi: segnali di svolta che hanno portato l’intero sistema a rivisitare l’interpretazione del concetto - e quindi del ruolo - dello stilista. Spirito dissacrante e ribelle, poco incline al rispetto delle classiche regole comportamentali, è il primo a lavorare per i grandi magazzini, a produrre una propria linea di prêt-à-porter, a estendere la politica del licensing all’abbigliamento pronto, suscitando la reazione della Chambre Syndicale de la Couture Parisienne che addirittura provvede con l’espulsione. Il secondo – Monsieur Saint Laurent – nel 1958 inizia la sua carriera chez Dior con un esordio del tutto particolare: la linea trapezio. Vestiti al ginocchio, a forma di sacco, stretti in alto e svasati verso il basso.
In Italia una data ha segnato la svolta nel campo della moda: 12 febbraio 1951. Giovanni Battista Giorgini organizza nella propria residenza fiorentina – Villa Torriggiani – una sfilata-evento alla quale partecipano buyers americani e giornaliste delle principali testate nazionali. Sulla passerella sfilano creazioni sartoriali esclusivamente italiane di alcune tra le più importanti casa di moda fiorentine, milanesi e romane. A corollario la presentazione d’accessori, apripista per quella che col tempo diventerà l’idea di un total look in perfetto mood italian style, in grado di abbracciare ogni angolo della moda. Un successo in termini di creatività, qualità e presenze, complice lo svolgimento della manifestazione in una data immediatamente successiva gli appuntamenti di moda parigini: un espediente pensato per incuriosire i compratori americani al punto da indurli a prolungare il loro viaggio europeo sino a Firenze. Ai rappresentanti dei più importanti department store d’oltreoceano – I. Magnin di San Francisco, Henry Morgan di Montreal, B. Altman, Bergdorf Goodman e Leto Cohn Lo Balbo di New York – è ben chiaro che nel capoluogo fiorentino li attendono collezioni del tutto nuove, dal momento che alle case di moda italiane è mancato materialmente il tempo necessario per recepire ed elaborare le nuove tendenze lanciate dalle passerelle parigine.
Plauso quindi all’intraprendenza, alla lungimiranza e al coraggio di Giovanni Battista Giorgini, per così dire il padre della moda italiana e della presentazione scenica nell’accezione attuale del termine. Da un articolo pubblicato dal magazine americano Time a commento della sfilata fiorentina, i lettori apprendono che i modelli italiani costano circa la metà di quelli francesi, ai quali non hanno nulla da invidiare. «Cause for worry», conclude il giornalista: gli italiani cominciano a impensierire seriamente i couturier francesi, dando vita al testa a testa che ancora oggi anima la fashion story internazionale. A Firenze sfilano Simonetta, Carosa, Alberto Fabiani, le sorelle Fontana e, dulcis in fundo, Emilio Schuberth con le sue creazioni dal gusto mediterraneo, quintessenza delle tradizioni sartoriali napoletane. A rappresentare Milano Vanna, Noberasco, Jole Veneziani e Germana Marucelli. Quest’ultima, considerata dagli storici della moda l’anticipatrice del New Look di Christian Dior, è subentrata alla storica casa Ventura aprendo un proprio atelier, luogo d’incontro di architetti, pittori, scultori e poeti. Per la moda boutique è invece la volta di Giorgio Avolio con le sue collezioni dai colori sgargianti e dal taglio classico, Franco Bertoli, concentrato di originalità visionaria, Emilio Pucci, già noto all’epoca al mercato e alla stampa USA con il suo marchio Emilio.
È il decennio della conquista dei mercati mondiali da parte della moda italiana: i trionfi si susseguono senza tregua, tanto che nel 1958 a Roma viene fondata la Camera sindacale della Moda italiana e, sempre a Roma, nel 1959 un giovanissimo Valentino apre la propria maison, sancendo definitivamente la propria entrata nel firmamento dei divini.

Nessun commento:

Posta un commento