mercoledì 18 marzo 2015

ART & CULTURE_Appunti di stile by Gianfranco Ferré








Si riportano alcuni appunti di Gianfranco Ferré in merito alla camicia bianca. Riflessioni, considerazioni, digressioni dalla viva voce dello stilista circa il capo icona del suo stile e della sua creatività. A dimostrazione che la camicia bianca non rappresentava per lui un semplice capo d’abbigliamento, bensì la summa esemplificativa di arte e cultura, dove filosofia, progettualità visionaria e architettura all’unisono celebravano la femminilità nella sua autenticità ed eleganza.

“E’ fin troppo facile raccontare la mia camicia bianca. E’ fin troppo facile dichiarare un amore che si snoda come un filo rosso lungo tutto il mio percorso creativo. Un segno - forse “il” segno - del mio stile, che rivela una costante ricerca di novità ed un non meno costante amore per la tradizione.
Tradizione e novità sono infatti gli elementi da cui prende il via la storia della camicia bianca Ferré. La tradizione, il dato di partenza, è quella della camicia maschile, presenza codificata e immancabile nel guardaroba, che ha fornito uno stimolo incredibile al mio desiderio di inventare, alla mia propensione a rileggere i canoni dell’eleganza e dello stile, giocando tra progetto e fantasia. Letta con glamour e poesia, con libertà e slancio, la compassata e quasi immutabile camicia bianca si è rivelata dotata di mille identità, capace di infinite modulazioni. Sino a divenire, credo, un must della femminilità di oggi...
Nel lessico contemporaneo dell’eleganza, mi piace pensare che la mia camicia bianca sia un termine di uso universale. Che però ognuno pronuncia come vuole...

Questo processo di elaborazione mostra sempre un intervento ragionato sulle forme. Mai uguale a se stessa, eppure inconfondibile nella sua identità, la blusa candida sa essere leggera e fluttuante, impeccabile e severa quando conserva il taglio maschile, sontuosa ed avvolgente come una nuvola, aderente e strizzata come un body. Può essere enfatizzata in alcune sue parti, il collo ed i polsi innanzitutto, oppure ridotta ed intenzionalmente privata di alcune sue parti: la schiena, le spalle, le maniche. Si gonfia e lievita con il movimento, quasi in assenza di gravità. Svetta come una corolla incorniciando il viso. Scolpisce il corpo per trasformarsi in una seconda pelle. E’ la versatile interprete delle più svariate valenze materiche: dell’organza impalpabile, del taffettà croccante, del raso lucente, della duchesse, del popeline, della georgette, dello chiffon...”

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