martedì 2 settembre 2014

STYLE_I pezzi culto di Yves Saint Laurent








Yves Saint Laurent, giovanissimo erede di Monsieur Christian Dior nell’interpretazione più fedele del concetto di alta moda e, in seguito, pioniere del fenomeno del prêt-à-porter, nell’intento, azzeccato, di mettere a disposizione abiti belli e di stile per i giovani, ha dato vita prima ancora che a una grande maison, emblema universale di raffinatezza ed eleganza, a uno stile inconfondibile, caratterizzato dalla resa femminile di numerosi pezzi del guardaroba maschile nonché da alcuni capi iconici che hanno proiettato il suo mito ai giorni nostri e ben oltre.
Pensando al suo ineguagliabile lavoro di stilista, subito il ricordo corre allo smoking, primo elemento del guardaroba maschile a essere declinato nella versione femminile, segnando un punto di svolta epocale nella storia della moda. E proprio questa commistione di generi sarà la cifra stilistica della sua vena creativa. Una commistione che guarderà alla moda come forma d’arte tout court, contemplandone gli aspetti multiformi, atti a premiare le forme di contatto con le molteplici espressioni figurative.
Il tracciato artistico di Yves Saint Laurent sarà segnato da alcuni capi che ritorneranno in ogni sua collezione e attorno ai quali svilupperà la sua intera vena creativa. Oggi come allora, figurarseli significa identificare la sua cifra, assaporando una raffinatezza caratterizzata per compostezza delle linee, equilibrio dei volumi e cura dei dettagli.

La robe Mondrian
Presentato per il defilé autunno-inverno 1965 e in rottura rispetto alle altre maisons che erano ancora solite creare modelli che esaltassero la silhouette, per realizzare quest’abito dritto a forma trapezoidale Yves Saint Laurent si è ispirato all’opera di Mondrian. Una collezione audace, che fondava il suo essere sull’utilizzo del colore. Un colore forte e deciso, declinato nelle cromie primarie di rosso, giallo, blu, combinate con il bianco e il nero. Fu un successo elogiato dalla stampa americana, che gli valse il soprannome di “Roi de Paris”.
Alla base, la contaminazione tra arte e moda: Yves Saint Laurent, infatti, fu un gran collezionista e mecenate, appassionato di opera e teatro. Una vocazione grazie alla quale le ispirazioni si moltiplicarono all’infinito, fino ad arrivare a plasmare le creazioni con tratti unici e inconfondibili. E l’arte molte altre volte confluirà nella sua moda: nel 1980, infatti, sarà la volta di Matisse e di una collezione che ne evocherà le tele cangianti; mentre, nel 1988, di Picasso. Con lo spiccato intento, come ribadì più volte a gran voce Yves Saint Laurent, non tanto di misurarsi ai grandi maestri, quanto, piuttosto, di approcciarli, avvicinarsi il più possibile al loro estro e trarne dei preziosi insegnamenti.

Lo smoking
Da quando, nel 1966, sdoganò lo smoking maschile nel guardaroba femminile, adattandolo alla silhouette sinuosa delle donne, Yves Saint Laurent è entrato di diritto nell’olimpo dei divini. A lui il plauso di aver legittimato una commistione di generi intrapresa già anni prima da Mademoiselle Chanel ma in modo diverso: un capo sino ad allora prettamente maschile, assume un’audacia nuova e inimmaginabile. Nella sua serietà formale, nel suo rigore e nella sua compostezza, diviene uno dei capi che meglio esaltano la femminilità, sprigionando sensualità e intrigo.
Un capo che diviene icona di uno stile, ma, ancora di più, di una tendenza in atto proprio in quegli anni: lo smoking, infatti, rifletterà l’emancipazione femminile degli anni ’70. Come dirà lo stesso Yves Saint Laurent, “…ho sempre voluto mettermi al servizio delle donne. Ho voluto accompagnarle in questo grande movimento di liberazione…”. E la creazione del primo smoking è l’emblema di tutto ciò, il capo che forse più di ogni altro racchiude lo spirito della sua creatività, al punto di divenire uno dei momenti più significativi e uno degli elementi inconfondibili della sua carriera.

L’abito di ispirazione africana
Bisogna correre alla collezione primavera-estate 1967. Yves Saint Laurent crea modelli ispirati all’Africa, in cui confluiscono luoghi, tempi, colori e visioni lontani. Un invito all’evasione; un viaggio in un luogo incantato; un’esplorazione magica nei confini dell’inconnu, facendosi rapire dal mal d’Africa, che spinge a tornare e ritornare in questi posti unici. Yves Saint Laurent utilizza materiali nuovi per la moda come perle di legno, rafia, conchiglie, divenendo precursore della moda etnica più volte citata nelle moderne evoluzioni del costume.

La sahariana
Presentata per la prima volta nel 1968, questo capo rappresenta in un certo qual modo la logica conseguenza della collezione di ispirazione africana dell’anno precedente. Diverrà un modello feticcio dello stile Yves Saint Laurent, che amerà proporla in tutte le sue collezioni future, declinandola di volta in volta vuoi per i volumi, vuoi per i materiali, vuoi per il taglio. Nato a Oran, in Algeria, lo stilista ha sempre guardato con una particolare affezione all’Africa e a tutto ciò che ne discende in fatto di stile, tradizioni e storia. La sahariana si colloca perfettamente lungo questa visione, autenticando lo spirito di Yves Saint Laurent: combinare i generi così come passato e futuro o, ancora, tempi e luoghi.

Il tailleur pantalone

Nell’ottica di contaminare il guardaroba femminile con capi maschili, Yves Saint Laurent recupera il tailleur pantalone, fino ad allora capo esclusivo di dandy e gentlemen, e lo plasma sulla silhouette delle donne, eguagliando i due generi e ponendoli sul medesimo livello sociale. “Se Mademoiselle Chanel ha liberato la donna, Yves Saint Laurent le ha donato il potere” ama affermare Pierre Bergé, compagno di vita e di lavoro del couturier. Un potere sempre più spiccato e vocato ad affermare l’indipendenza femminile: un messaggio forte, di rottura e non più inascoltabile, che ha segnato inequivocabilmente gli anni ’70. 

E se è vero che la moda rappresenta e testimonia le evoluzioni sociali, cosa meglio della sahariana, dello smoking, del tailleur pantalone, ossia della resa femminile di capi prima di prerogativa maschile, simboleggiano un cambiamento etico e culturale così significativo?

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