lunedì 2 luglio 2012

STYLE_Principe di Galles: tessuto ma non solo...









Collezione che vedi, usanza che trovi. Una di queste usanze che non perde mai il suo appeal, ma addirittura lo rinforza di rinnovata energia interpretativa, è il principe di Galles. Un grande classico sia per l’uomo che per la donna, caratterizzato dall’inconfondibile quadrettato di lana Saxony, dall’effetto sportivo ed elegante insieme, capace di coniugare il comfort informale allo stile più glamour. Da vero esteta. Utilizzato già nella metà dell’800 dalla corona inglese per la produzione dei completi per gli eredi al trono (dal cui titolo prende per l’appunto il nome) e, in particolare, da re Edoardo VII per le uscite in campagna o le battute di caccia, torna ogni anno con gran rispolvero quale sinonimo per antonomasia di chic contemporaneo, in bilico tra puro snobismo e praticità casual: una commistione d’ispirazioni che convivono armonicamente e trovano ampia valorizzazione in abiti, giacche, trousers o cappotti, proponendo di volta in volta versioni più classiche così come reinterpretazioni con tanto di aggiunte di varianti più o meno estrose. Che si tratti di divini soprabiti che strizzano in vita le silhouettes femminili, piuttosto che di completi maschili a tre pezzi in perfetto stile Grande Gatsby, si passa dal tradizionale disegno a quadri piccoli o a pied de poule dentro quadri più grossi a nuove ispirazioni che lo rendono concettuale, scomponendolo in forme più o meno geometriche, o ne rivelano la declinazione cromatica, colorandolo anche delle tinte più audaci, nella resa innovativa di un grande classico del passato che torna più contemporaneo che mai.
Se si vuole ripercorrere brevemente la storia di questo tessuto e spingersi un passo indietro nel tempo, si scoprono interessanti curiosità, come, per esempio, che i possidenti inglesi stabilitisi in Scozia ricorrevano al tipico quadrettato, di tonalità quasi sempre grigia, per distinguersi dai clan locali. Aneddoti british a parte, alla terra d’Albione va riconosciuto, in ogni caso, il tributo d’aver sancito l’entrata nel mondo della moda dell’utilizzo di quello che gli inglesi chiamano glain plaid o glen check: al duca di Windsor, eclettico e informale nipote di Edoardo VII, che aveva scelto di abdicare al trono per sposare Wallis Simpson, l’americana dal burrascoso passato matrimoniale e dalle origini non aristocratiche, il plauso d’averlo sdoganato nel guardaroba di ogni gentleman che si rispetti. Eccentrico e anticonformista al punto tale da togliersi la giacca in ogni occasione – anche la più formale – e rimanere con la camicia arrotolata, al principe di Galles o duca di Windsor, che dir si voglia, piaceva giocare con la moda: si divertiva a sperimentare, era il dandy della famiglia reale, un’icona di stile, in netto anticipo su quello stuolo di divi e divini che nei decenni successivi si sarebbero dilettati più o meno con successo nel culto della moda. Sicuramente il buon gusto e l’eleganza innata che possedeva lo agevolavano e gli davano quel netto vantaggio su chiunque, anche solo per scherzo, si fosse cimentato in una simile impresa: gli riuscivano bene, perché spontaneamente pensati e indossati con disinvoltura, abbinamenti audaci e azzardati per l’epoca – e ora di gran moda – come, per esempio, i calzini a righe abbinati a scarpe bicolore, o quelli a fantasia scozzese su pantaloni in tessuto madras. Un po’ come oggi, vi sono certe persone che si possono permettere gli accostamenti più improbabili, emanando in ogni caso glamour ed eleganza, altre invece che è preferibile si attengano alle regole basilari del codice vestimentario. Dipende sempre dalla persona e da come essa sa indossare con la medesima disinvoltura una mise semplice e una preziosa. Ecco il vero dandysmo…una cosa che al duca di Windsor riusciva gran bene. Tanto bene che sempre lui è stato il primo uomo ad abbinare con nonchalance scarpe scamosciate marroni ad abiti blu, colore che preferiva al nero, anche per lo smoking. Non amava la camicia rigida da frac, perciò, di concerto col suo fidato camiciaio, ha inventato il modello alternativo con collo rovesciabile e polsino doppio e pieghettato. E anche quando viaggiava non passava inosservato: il suo look preferito erano i completi doppiopetto grigi, un altro must del guardaroba maschile più “à la page”

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