lunedì 16 dicembre 2013

ABOUT_Il futuro in moda



Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza”. Così declamava Lorenzo de’ Medici nei Canti Carnascialeschi, invocando a godere del presente vista l’incertezza del domani. Un domani inteso come mondi, terre, culture diversi. Dalla Firenze rinascimentale ai tempi moderni, questi versi suonano tuttora come un’eco di pura avanguardia. ‘L’inconnu’ ha sempre generato un certo timore, avvalorato dall’alone di mistero che porta con sé e non consente di definire i contorni di quanto ci aspetta. Da sempre, le forme esoteriche per captare anche minimi segnali di quanto ci attende si sono moltiplicate – portandosi appresso leggende passate alla storia - così come i riti propiziatori per ingraziarsi il fato o ancora i più casalinghi gesti scaramantici ripetuti prima di grandi eventi. E questo perché dal momento che del doman non v’è certezza, per giovarsi del presente è fondamentale prefigurarsi anche solo un barlume del nostro futuro: un sogno, un desiderio, un’ambizione…qualunque cosa possa dare un senso prospettico e avvalorare quello che stiamo vivendo oggi - chiave di volta per il nostro domani - identificando il tempo come una sequenza concatenata di eventi cadenzati al ritmo di futuro, presente, passato. Pensiamoci bene: quello che accadrà, succede oggi per far parte di ieri. Guardare al futuro e riporvi aspettative, quindi, è fondamentale per dare un senso alla nostra intera esistenza, un punto infinitesimale immerso in un macrocosmico caleidoscopio di relazioni, fatti, accadimenti.
La moda – ma più in generale il costume – ricorrendo a spazi e mondi diversi può solo che agevolare la prefigurazione del domani: immaginare come saremo e in che modo vestiremo; secondo quali evoluzioni cambieranno i canoni estetici; in quale direzione volgerà lo stile. Domande dal retrogusto apparentemente retorico, ma dalla sostanza indagatoria, capace di tradurre in immagini - alle volte anche ai limiti della realtà - i cambiamenti sociali, denotando le tendenze e stabilendo un comune codice di comunicazione. Per una moda che – come vuole la tradizione – diviene linguaggio: linguaggio delle persone, che molto dicono di sé per come vestono, e della società, che in abbigliamento e accessori traduce specifiche istanze socio-culturali. Prefigurarsi la moda e, al contempo, la figura femminile che verrà, significa in altri termini pensare in modo suggestivo al futuro. Un futuro fatto di altrove, di spazi lontani e diversi dai nostri: per un carattere di novità sinonimo di fascinazione. Come visionarie veggenti eccoci pronte a consultare il mazzo dei tarocchi beneaugurali firmati dai grandi maestri dello stile: carte rivelatrici di come evolverà il senso del vestire. Donne che a ben guardarle ci sembrano futuristiche e spaziali ma che contestualizzate nell’epoca che sarà diverranno l’equivalente di noi ora, in un gioco di scambi temporali. Donne che decontestualizzate dal loro tempo e dal loro mondo appaiono perfette ma probabilmente poco femminili. È solo questione di tempo: una volta calate nella loro dimensione, alle prese con la quotidianità e animate da una vita propria, splenderanno della femminilità più pura. Quello che era futuro diventerà presente, quello che era perfetto si trasformerà in umano e reale, quello che era semplicemente immaginato assumerà fattezze proprie. E senza mai volgere al termine, si rimetterà in moto il circolo virtuoso di passato, presente, futuro, inducendo nuovamente a prefigurarsi cosa accadrà. Codice di decodifica, la moda, che ancora una volta, con precisione visionaria, trasformerà in immagini prospettiche il senso del domani, mostrandone il lato perfetto, preludio di una femminilità rinnovata ma fedele a se stessa, folgorazione interpretativa delle tendenze sociali. 

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