martedì 8 maggio 2012

PEOPLE_Stephen Jones: quando la moda comincia dalla testa









Stephen Jones, eccentrico e sofisticato modista inglese, interprete della creatività contemporanea nella sua più affascinante complessità, nasce a Kirby, Liverpool. Studia moda alla Saint Martin’s School of Arts dal 1976 al ’79, diventando uno degli intransigenti pionieri del leggendario stile “nightclub Blitz”, sempre divinamente vestito e incoronato dall’immancabile e impressionante cappello di suo personale eccentrico disegno.
Una passione quella per i copricapi che tende ad avere il sopravvento tanto da specializzarsi in modisteria per farne una vera e propria professione d’artista. Una passione che diviene lavoro nell’80 con l’apertura del suo primo salone all’interno di una boutique di moda a Covent Garden, in men che non si dica meta di pellegrinaggio di divi e divine. In breve tempo, diventa uno dei personaggi più in vista della Londra dei New Romantics: frenetico frequentatore della vita notturna della capitale, stringe amicizie importanti con personaggi del mondo della musica, dell’arte e della moda. Tutti portano i suoi cappelli: Steve Strange e Boy George (viene addirittura invitato a apparire nel video dei Culture Club della canzone culto Do you really want to hurt me?), Spandau Ballet e Grace Jones tra i suoi primi estimatori. Re dei cappelli per le due decadi ’80 e ’90, veste le teste dei volti più famosi della musica, così come di modelle e attrici per la pubblicità, il teatro e il cinema. La sua creatività sembra inesauribile e soprattutto indipendente dai trend della moda. La sua capacità innata di captare e interpretare l’ispirazione lo porta a collaborare con le griffe dell’alta moda e del prêt-à-porter: Jean-Paul Gaultier, Claude Montana, Thierry Mugler, Comme des Garçons sono solo alcuni che, riconoscendone l’indubbio talento, nell’84 lo portano a Parigi a creare collezioni per loro. Nel ’90 lancia Miss Jones e Jonesboy, linee di grande diffusione. Sbarca sui mercati asiatici, conquistando particolare favore in Giappone dove ha diverse linee di accessori prodotte su licenza ed è consulente artistico della casa di cosmetici Shiseido, dove crea colori per più di 200 “beauty parlours”.
I suoi cappelli fanno parte delle collezioni di moda del Victoria & Albert Museum di Londra, del Brooklyn Museum di New York, del Kyoto Art Museum in Giappone e dell’Australian National Gallery of Canberra. Non solo…hanno preso parte a importanti mostre come Addressing the Century alla Hayward Gallery di Londra e Art and Fashion al Museum of Modern Art di San Francisco.
Oltre all’estro creativo avveniristico, a Jones va riconosciuto il merito di aver reso la modisteria moderna e irresistibile. I suoi idealistici cappelli, squisitamente e artigianalmente elaborati, sintetizzano il fashion mood del momento, complici l’utilizzo di materiali spesso estremi e inusuali e la realizzazione di modelli in bilico tra raffinato e bizzarro, ma sempre e comunque di gran classe.
A distanza di più di venticinque, lo spirito creativo che ha definito un’era di “Jones” continua ad attrarre una clientela di “celebrities” so cool quali Kylie Minogue, Madonna, Mick Jagger e Dita von Teese.
Un estro che, come nella migliore delle tradizioni, è stato protagonista di felici collaborazioni cinematografiche, a conferma delle contaminazioni tra le molteplici forme espressive artistiche: ha creato cappelli per “W.E.” diretto da Madonna  e Audrey Tatou  nel film “Coco avant Chanel” che ha ricevuto nomination ad ambiti premi quali BAFTA, César e Oscar.
Come riconoscimento di questi risultati Stephen Jones è stato definito “ il Designer Real” dalla “Faculty of Royal Designers for Industry” ed ha conseguito un ordine dell’Impero Britannico da Sua Maestà, Regina Elisabetta II.
Ora, come sempre, nelle avanguardie della moda, i suoi accattivanti cappelli, complici le copertine delle più famose riviste e i display delle vetrine “animate”, si trovano nei  negozi più eleganti e importanti nel mondo.
Dalle sfilate alle gare, passando per le feste nei giardini reali, la modisteria di Stephen Jones aggiunge il punto esclamativo all’affermazione della moda. 

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