mercoledì 30 gennaio 2013

LEISURE_Altaroma: l'intelligenza si fa artigianale





Dal 26 al 29 gennaio si è tenuta l’edizione invernale della fashion week capitolina. Haute couture e neocuture, new talents e grandi firme, preziosità sartoriali e contaminazioni d’avanguardia: questo il duplice binario sul quale si è articolata la versione invernale di Altaroma appena conclusasi, quintessenza del meglio del meglio in ambito moda e design, rigorosamente made in Italy. Giunta al numero 21, la quattro giorni di tendenze ha sfiammato numerose proposte e iniziative, volte a promuovere e valorizzare la qualità, la creatività e l’incomparabilità dell’inventiva e della produzione italiana. Un evento che intende sempre di più porsi come speciale occasione nell’ambito della quale testimoniare lo stile, la bellezza, la ricercatezza e l’intelligenza creativa che tanto contraddistinguono il Belpaese a livello mondiale. A fare da fil rouge per quest’edizione l’iconicità del made in Italy, celebrata con grandi classici e simboli della sartorialità. Una sartorialità che ha trovato la sua ragion d’essere nell’innesco di genialità e alto artigianato, chiave di volta per distinguersi dai modaioli appuntamenti di Milano, Londra e Parigi.
Largo spazio, in particolare, alla contaminazione tra le arti, attraverso momenti speciali dedicati, come, per esempio, l’omaggio rivolto a una signora della moda – Elsa Schiaparelli – per mano di una signora del teatro – Lella Costa: Elsa Schocking è il monologo tratto dall’autobiografia della stilista, interpretato egregiamente dall’artista. Couturiere rivoluzionaria, Schiaparelli è stata l’anti-Chanel, sofisticata e visionaria al punto giusto per non passare inosservata sulla scena del costume d’allora, desiderosa di avere punti di riferimento in fatto di stile e tendenze. Nel monologo per Altaroma, Elsa-Lella si racconta, evocando sul filo dei ricordi la rivoluzione di una moda che scopre il corpo, compagna di un’analoga metamorfosi messa in atto nel campo dell’arte dalle Avanguardie storiche.
Sintonizzate sulla medesima lunghezza d’onda, le presentazioni che simpaticamente hanno strizzato l’occhio all’universo artistico, primo su tutti, l’evento dedicato al loden, storico capospalla, nato come soprabito sportivo per la caccia: LodenTal ha avviato un’operazione di recupero e rilancio, che passa attraverso nuovi colori, e porta a una collezione inedita maschile e femminile, presentata con tanto d’installazione realizzata ad hoc. Nello spazio austero del Complesso di Santo Spirito in Sassia, invece, il brand di Andrea Provvidenza ha proposto una videoinstallazione firmata da Emanuele Foti: un loden bianco diventa una tela attraversata da immagini proiettate.
E sempre in tema di icone, i riflettori sono stati puntati su un oggetto simbolo dell’haute couture: l’abito per il red carpet, reinterpretato, per l’occasione, dai talenti di Limited / Unlimited. 36 brand italiani hanno scelto i loro capi più preziosi per una sorta di passerella virtuale. Pezzi unici, come opere d’arte, con cui raccontare l’aspetto più spettacolare della moda.
Non solo fashion, dunque. Da sempre, infatti, Altaroma ha fatto della contaminazione tra i diversi linguaggi artistici uno dei suoi focus, rinnovando, di anno in anno, la sua vocazione per l’arte contemporanea e la sua sensibilità eclettica.
Una devozione che ha avuto il suo cuore con A.I., ovvero Artisanal Intelligence, progetto pensato per coltivare un sapiente mix tra arte, artigianato e moda. Rigorosamente nel segno dell’eccellenza italiana, A.I. si è caratterizzato quale laboratorio per la creatività emergente: un blog ma anche un programma di eventi, studiati per insolite location. Ecco come si è sviluppato A.I. Gallery 2013, un percorso tra alcune gallerie d’arte romane, che hanno ospitato le creazioni di talentuosi artigiani della moda. Un parallelismo che dà manforte a quell’idea di unicità e di esclusività, che passa attraverso la cultura dell’hand made ed è in grado di orientare le scelte e le suggestioni, stimolando l’individuazione di nuovi marchi e di giovani designer. Nel quartiere Parione si sono concentrate svariate attività, con l’intento di convogliare entro uno specifico perimetro urbano una fascia di pubblico ampia, trasversale e attenta. Esperimenti alchemici, invece, negli spazi del Ponte, con gli abiti di Conny Groenewegen, designer olandese che spicca per i suoi giochi con la maglieria e l’intreccio dei materiali: l’abito si fa così scultura duttile, impalpabile ma resistente, meravigliando con l’incontro inatteso tra leggerezza e rigidità, solidità e fluidità. In contemporanea, nell’ambito della mostra “Questo soltanto e nulla più”, la galleria ha ospitato una performance di Myriam Laplante. Pietra filosofale a parte, dall’alchimia alla matematica il passo è breve, tanto che da Emmeotto è andato in scena il Teorema di Simone Rainer: borse come accessori geometrici, che nella forma perfetta del triangolo racchiudono il senso eterno e universale di un’icona di moda che si rispetti.
A esplorare il mondo dei cappelli, accessorio antico reinventato in mille declinazioni, ci ha pensato invece Altalen, nuovo spazio milanese di sperimentazione, con un’attenzione particolare rivolta all’artigianato di qualità, al gusto per il retrò e agli innesti fantastici tra classico e contemporaneo, arcaico e futurista. Ci sono poi stati i gioielli tridimensionali di Stefania Lucchetta, esposti da Marie-Laure Fleisch: micro-strutture architettoniche che si adattano al corpo, tramutando rigorosi calcoli matematici in assemblaggi poetici, tutti da indossare.
Borse e ancora borse da The Gallery Apart, con le creazioni-bijoux di Badura, pensate per una donna-icona immaginaria: Sophie. Colei che in sé racchiude quell’ineffabile, contraddittorio senso di necessità, associato a un’intrigante idea di “lusso” sempre più inteso come modus vivendi se rapportato alla moderna accezione di appagamento del desiderio, tensione verso la perfezione e resistenza alla caducità del banale.
Haans Nicholas Mott, con il suo fashion show “These are eyes in the darkness”, invece, è stato ospite di Monitor. Un appuntamento con la genialità incontenibile di un artista/artigiano, che dipinge storie per immagini dedicate al dandy contemporaneo, chic, alternativo, estroso, infaticabile flâneur del proprio tempo. Infine, da Z2O di Sara Zanin Paolo di Landro ha allestito un laboratorio in progress insieme a Miltos Manetas. Spazi di condivisione eccentrica, nei quali si sono inventati speciali tragitti per esploratori del presente, in cerca di identità e di direzioni, come di abiti, forme, segni, stili, outfit.
 A chiudere il percorso, lo special event allo Spazio Innocenzo X, dove l’artista Sissi ha tracciato una bozza autobiografica utilizzando un catalogo di abiti indossati, manipolati, trasformati: due proiezioni, “Archivio Addosso” e “Archivio Onme“, hanno attinto a un repertorio personale che va dal 1998 al 2010.
E per i più esigenti, sempre nell’ambito di Artisanal Intelligence, è stata pensata A.I. Fairfuture, un’incursione nel mondo della tecnologia. Grazie all’applicazione della piattaforma Arduino, dieci prodotti di alto artigianato sono stati presentati in modo contemporaneo, in un geniale incontro di tradizione e innovazione. La ricetta vincente? Essere on-line, ma restituire qualità tattile e dettagli dei prodotti, stabilendo confronti utili tra marchi diversi e promuovendone la vendita. Fotografia rotante, angolazioni molteplici, altissima definizione, interattività, gestione di luci e ombre: un sistema hi-tech efficace, che ha sfruttato il potere della rete e la potenza comunicativa delle immagini digitali. L’ideale, in un momento in cui l’e-commerce – con i suoi costi modici e la sua diffusione capillare 2.0 – rappresenta una concreta possibilità di sviluppo per chi vive di creatività e mercato.
Un percorso innovativo con cui valorizzare l’eccellenza e il saper fare italiano, senza perdere di vista il radicamento con la tradizione e puntare con sempre maggiore consapevolezza al futuro.

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