mercoledì 19 settembre 2012

PEOPLE_Michel Comte: tra ritratti e fotografie.












Michel Comte, fotografo svizzero, nasce nel 1954 a Zurigo. Appena quindicenne, inizia a viaggiare, vivendo dapprima in Inghilterra, poi in Francia e negli Stati Uniti. Un’esplorazione che affina senza tregua la sua cifra stilistica e la sua perfezione formale, facendolo diventare, in breve tempo, uno dei maggiori esponenti dell’arte fotografica. Infatti, senza passare attraverso il classico tirocinio da assistente, diviene subito fotografo professionale, iniziando a pubblicare – nel 1979 – per le principali testate di moda quali Vogue Hommes, Vogue America, Mademoiselles, Marie Claire e realizzando la sua prima vera grande campagna pubblicitaria di moda, affidatagli da Karl Lagerfeld per le maisons Chloé e Ungaro. Il suo stile apparentemente semplice e immediato – ma frutto di attenti studi e di calibrate combinazioni di soggetti, oggetti e contesti – lo identifica come uno tra gli interpreti più bravi e coerenti, prossimo al reportage per la veridicità della sua rappresentazione formale. Nel 1981 decide di trasferirsi a New York e poi a Los Angeles dove intensifica la collaborazione con la Condé Nast e inizia a lavorare per Armani, Dolce & Gabbana, Nike, Swatch e Revlon. In men che non si dica, diviene il punto di riferimento della fotografia internazionale, immortalando varie celebrità del mondo dell’arte, del cinema e dello spettacolo: da Julian Schnabel a Jeremy Irons, da Demi Moore a Mike Tyson, posano davanti al suo obiettivo, incantati dalla spontaneità delle sue immagini e, al contempo, dalla sua perfezione stilistica. La vocazione per la moda e la pubblicità e il successo ottenuto, non lo distolgono però dall’interesse per le persone e la vita in sé considerata, che documenta ben oltre i confini del suo studio: dal 1980, infatti, viaggia nei territori di guerra e nelle zone ad alto rischio in Afghanistan, Iraq, Sudan, Cambogia e Bosnia, sia per conto  della Croce Rossa che della fondazione a suo nome, la Water Foundation. 
Negli anni, si è affermato come uno dei più grandi ritrattisti e fotografi di moda contemporanei. Il suo spirito da autodidatta, condito da una buona dose d’irrequietezza e avventura, ne ha caratterizzato lo stile al quale è sempre rimasto fedele. Ha spaziato tra i vari generi fotografici, ma là dove ha dato il meglio di sé è stato nel ritratto femminile. Scatto dopo scatto, ne ha affinato la tecnica, esprimendo al massimo il suo talento: il soggetto è sempre ripreso frontalmente, in maniera diretta e chiara, pronto a dialogare con lo spettatore. Comte condensa lo charme in una semplice immagine, supera il velo delle apparenze e cattura l’espressione del viso, chiave rivelatrice dell’anima del soggetto. Nei suoi ritratti, dosa perfettamente spontaneità e divismo: le donne, attraverso il suo sguardo diventano divinità atemporali e, contemporaneamente, testimoni della loro epoca. L’artista ne celebra la loro forza e il loro sex appeal, senza però mai snaturalizzarle in oggetti; ne glorifica la loro bellezza in composizioni brillanti e dall’intensa carica emozionale, evitando gli effetti scontati e prediligendo sempre l’istante in cui l’espressione e la posa della donna rilevano il suo essere più profondo.
Le sue immagini, empatiche e seducenti, catturano l’essenza dei soggetti con un impatto immediato e la ripropongono allo spettatore in quanto tale. Le dive ritratte, pertanto, non appaiono mai prigioniere dell’immagine che cercano di dare o di quella che se ne fa il pubblico. Al contrario, sono istanti di prossimità che offrono un accesso palpabile al mondo esterno. Tutte le star ritratte amano affermate a gran voce che nelle foto di Comte appaiono per quello che sono veramente, senza filtri né convezioni, senza forzature né marcature.
Nel 1999 la sua prima grane monografia: Schirmer/Mosel pubblica “Michel Comte. Twenty Years 1979-1999”, una raccolta romanzata per immagini del suo lavoro, frutto dell’inventiva di un uomo prima ancora che di un artista, che nei suoi scatti ha sempre cercato di coniugare l’arte alla realtà, l’artifizio alla semplicità, infondendo nelle sue fotografie un senso di familiarità intimistica. Lo stesso senso che oggi come allora si respira ogni qualvolta si ammiri una sua creazione, che cattura l’attenzione e rapisce in un viaggio visionario nel magico mondo della moda, concepita nella sua natura più recondita di impalpabile magia, in grado di tessere relazioni con le sfumature anche solo accennate delle forme espressive.

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