mercoledì 12 settembre 2012

LEISURE_Peter Lindbergh in mostra a Milano












Lo scorso 6 settembre ha inaugurato alla Galleria Carla Sozzani di Milano la retrospettiva PETER LINDBERGH – Known and The Unknown. Un’esposizione di 40 immagini che mostrano, da un lato, il Lindbergh più noto (Known) alle prese con gli scatti patinati realizzati per le campagne pubblicitarie di Vogue Italia, Interview, Harper’s Bazaar e, dall’altro, un Lindbergh più insolito (The Unknown) con le immagini di una ricerca personale condotta dal fotografo stesso ed esposta per la prima volta all’Ullens Center for Contemporary Art di Pechino nel 2011.
Nella sezione meno conosciuta, Lindbergh esplora la psiche umana nel suo volgere quotidiano: quel che ne esce è una sorta di storia senza tempo in cui si mescolano il glamour del cinema made in Hollywood degli anni ’50, quello tedesco di Fritz Lang e la produzione fantascientifica con una protagonista d’eccezione qual è Milla Jovovich, che proprio con Lindbergh ha mosso i suoi primi passi appena tredicenne.
Che si tratti del Lindbergh idolatrato dal grande pubblico o di quello intimista, sconosciuto ai più, il suo stile è però inconfondibile, frutto di una ricerca perpetua e di un affinamento perpetuato nel tempo. La sua carriera inizia negli anni ’70, l’epoca dell’eccesso in ogni sua forma: un’esasperazione a cui l’artista risponde con un’estetica cinematografica pulita, che diviene ben presto la sua firma. I riferimenti a cui rimanda sono colti e le modelle vengono ritratte nel modo più naturale possibile. Nei suoi scatti non vi è spazio per un culto ossessivo dell’apparenza, bensì uno slancio vitale verso quella purezza essenziale che contraddistingue ogni nostro gesto e scandisce ogni nostro istante. Spesso Lindbergh scatta in studio, un luogo-non luogo che diviene un teatro in divenire, dove la scena prende vita, si sviluppa, si muove e arriva alla sua consacrazione formale: spesso sono visibili gli elementi da set – i cavi elettrici, i bordi dei fondali -, quasi a portare l’attenzione sull’elemento fotografico in sé, che diviene la vera essenza immortalata dall’artista.

Peter Lindbergh si è affermato sulla scena internazionale della fotografia, per così dire, all’improvviso. Dopo due anni trascorsi come assistente del fotografo tedesco Hans Lux, nel 1978 si trasferisce a Parigi, dove inizia a lavorare dapprima per Vogue Italia e poi per le edizioni inglese, francese, tedesca e americana.
In netta controtendenza alla corrente dell’epoca, s’impone sulla scena per il suo stile caratteristico e per la sua particolare interpretazione della moda. Bandite le location esotiche così come la ricchezza di sfarzi e decori, Lindbergh predilige la semplicità. Sfrutta ambienti comuni, immortalando la normalità e la consuetudine della vita quotidiana. Una visione semplice così come è la filosofia che sta alla base del suo lavoro: “Quando si crea qualcosa – un dipinto, un poema, una fotografia – la creatività viene da un’idea, da una sensazione, da un’emozione o dalla combinazione di idee, sensazioni e emozioni che, in qualche modo, rinascono dalle nostre esperienze e prospettive. La creatività è il desiderio di esprimersi”. così afferma Lindbergh, definendo implicitamente i paradigmi del proprio lavoro.
Eclettico e appassionato alle molteplici forme espressive artistiche, i suoi riferimenti sono colti, legati all’espressionismo tedesco, e approfonditi, trovando una precisa corrispondenza nell’osservazione del mondo contemporaneo con tutte le incertezze e angosce. Nei suoi scatti restituisce sempre una sensibilità toccante, che prende vita negli sguardi delle donne che ritrae, anche quando si tratta di volti celebri del mondo della moda e del cinema quali Naomi Campbell, Linda Evangelista, Milla Jovovich, Kristen McMenamy, Kate Moss, Charlotte Rampling, Catherine Deneuve.
Un approccio indagatore della realtà e della vita umana, che non ha mai disdegnato le contaminazioni tra le diverse discipline artistiche, tanto da vantare personalmente una carriera di tutto rispetto come cineasta. Ha realizzato numerosi film documentari, tra cui Models – The Film (1991), girato a New York con le supermodelle e Inner Voices (1999), un dramma/documentario, focalizzato sulla natura dell’autoespressività nella recitazione e vincitore del premio Best Documentary all’International Festival of Cinema di Toronto nel 2000. Nel 2007 a Cannes ha presentato il suo ultimo film Everywhere at Once, co-diretto con Holly Fisher, la cui prima mondiale ha avuto luogo al Tribeca Film Festival di New York, 2008: narrato da Jeanne Moreau, questo film è realizzato con le sue fotografie, molte inedite, e intrecciato con spezzoni del film Mademoiselle di Tony Richardson.


PETER LINDBERGH – Known and The Unknown
Galleria Carla Sozzani
, Corso Como 10 – Milano
Lunedì 15.30 – 19.30; martedì – sabato 10.30 – 23.00; domenica 10.30 – 19.30
Fino al 4 novembre 2012
Ingresso gratuito 

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