mercoledì 1 febbraio 2012

STYLE_Il tubino nero: semplicità ed eleganza moderna







Petite robe noire o little black dress (da cui l’acronimo anglosassone LBD) che dir si voglia, in entrambi i casi ci si riferisce inconfondibilmente  a lui: il tubino nero. A quei pochi metri di stoffa. Nulla se paragonati allo charme che da decenni esprimono, suggellando uno stile e un’unicità d’antan ma al tempo stesso dal fascino inalterato, immune allo scorrere del tempo e intatto nell’indice seduttivo. Un capo magico che nel rigore delle forme, nella semplicità delle linee e dell’essenzialità del colore racchiude il segreto di un’eleganza senza tempo, magica ed eterea oggi come allora, preziosa nell’allure e semplice nell’apparenza. Un capo di sostanza che si sposa a un’occasione ufficiale così come a una informale, conferendo un aspetto ordinato e sofisticato. In altre parole, una delle colonne portanti del guardaroba, un capo basico da acquistare e su cui costruire a corollario tutto il resto, accessori compresi. Da scegliere nei tessuti più diversi – dal crêpe di lana a quello de soie, si può optare per il modello più semplice in stile Chanel - girocollo, smanicato e a tubo fino al ginocchio, che segue la silhouette del corpo - piuttosto che per fogge arricchite da volant, ramage, baschine e applicazioni varie, piccoli ornamenti che ne rivisitano l’apparenza senza mutarne la sostanza, nel rispetto di una fedele devozione alla versione originaria. Indossato con le ballerine diviene sinonimo di comodità elegante, di contro, azzardato con dei meravigliosi e scultorei tacchi il tubino nero assurge a un outfit di grande charme seduttivo, femminile al punto giusto per evocare una raffinata sensualità. Una versatilità garantita dalla semplicità intrinseca che solo il tubino nero possiede e databile 1926, anno della sua apparizione ufficiale a firma, retorico dirlo, Coco Chanel, la quale, con la sua inconfondibile determinazione – criticando la rivale Elsa Schiaparelli – affermava schiettamente “Fare Sheherazade è facile. Creare un tubino nero è difficilissimo”. Ma difficoltà stilistiche e non solo a parte, quella di Mademoiselle è stata un’intuizione geniale proprio per l’eleganza semplice ma moderna racchiusa in questo capo rivoluzionario: un nuovo modo di vestire e di essere chic, che da subito ha incantato dive e divine. In testa a fare da apripista una raffinatissima Audrey Hepburn, fasciata in un tubino nero Givenchy davanti le vetrine di Tiffany nel film Colazione da Tiffany. Una liaison, quella con lo star system, giunta sino ai giorni nostri e di cui si hanno numerosi esempi di recente memoria: la sensuale Angelina Jolie è tra le sue più grandi estimatrici, tanto da schierarlo come mise ufficiale in molte première; la cover della prima raccolta in dvd di Sex and the City vede le quattro protagoniste schierate in fila con fascianti tubini neri che scoprono le spalle; Rosario Dawson nel 2005 è protagonista di un cortometraggio che s’intitola proprio The Little Black Dress, storia di una donna che confida nell’LBD al punto di elevarlo ad alleato della sua carriera professionale. Sintesi efficiente tra desiderio e comfort, classe e rigore, purezza e fantasia, il tubino nero si contraddistingue oltre che per la sua estrema versatilità – che l’ha reso vero e proprio passepartout per ogni donna – per la sua innata abilità a cambiare volto e stile a seconda di chi lo indossa: asseconda le forme di Marilyn Monroe ne Gli uomini preferiscono le bionde (Howard Hawks, 1953) e A qualcuno piace caldo (Billy Wilder, 1959); idem dicasi per Jayne Mansfield ne Il gangster cerca moglie (Frank Tashlin, 1956); esalta la silhouette di Jeanne Moreau in Les amants (Louis Malle, 1958) e di Shirley McLaine ne Il prezzo del successo (Joseoh Anthony, 1959). Cinematografia a parte, il tubino nero è stato protagonista di un trascorso alquanto movimentato anche al fianco di celebrità, di cui si amano ricordare alcuni momenti indimenticabili: Le Hollies debuttano con il singolo Long Cool Woman in a Black Dress (1972); MTV trasmette il video di Robert Palmer Addicted to Love, in cui si vedono top model in tubino nero, una visione che manda in deliquio il mondo della moda ma non solo (1986); Cher partecipa alla cerimonia di premiazione degli Oscar in un Bob Mackie favoloso quanto azzardato, un concetto diverso e rivoluzionario rispetto all’LBD classicamente inteso (1986); Elizabeth Hurley va alla prima di Quattro matrimoni e un funerale fasciata in un tubino nero Versace tenuto insieme da spille da balia, un trampolino di lancio per la sua carriera (1994); la principessa Diana lo indossa la sera in cui il principe Carlo dà quel memorabile annuncio (1994); esce la canzone degli U2 Little Black Dress, in cui viene elogiato (1996); il tubino nero utilizzato nel film Colazione da Tiffany viene venduto all’asta per 467.000 sterline (circa 530.000 euro, 2006).  
E se le scene filmate o al gusto di celebs non sono sufficienti, ecco che le parole romanzate fanno il resto, in un caleidoscopico arcobaleno sentimentale, quintessenza delle sfumature delle emozioni: Little Black Dress: An Anthology of Shorts Stories by Women Writers (di Susie Maguire, Polygon, maggio 2006) è un’antologia di storie scritte da Stella Duffy a Candia McWilliam, da Muriel Gray a Yvonne Adhiambo Owour, che raccontano di amore, individualità, solitudine. Anche se tutte guardano con ammirazione alla descrizione che Truman Capote fa di Holly Golightly nel romanzo Colazione da Tiffany: “Era una tiepida serata quasi estiva, e lei indossava un esile, fresco abito nero, sandali neri, un filo di perle”. Parole dal sapore di stile: uno stile divino e senza tempo, amico della sensibilità e dell’emozione. Dalle parole ai fatti il passo è stato breve. E la stessa magia eterea la proviamo ancora oggi, ogni qualvolta ci troviamo di fronte al nostro iconico e mitico tubino nero. Semplicemente ineguagliabile.   

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